Monique Dukker, Matteo Nuti, Marco Fallani, Bärbel Reinhard

Paesaggi Assoluti

Luglio - Settembre 2024

Che cosa vediamo quando guardiamo un'opera d'arte che rappresenta un paesaggio?  Qualcosa al di fuori di noi stessi, un mondo intangibile e lontano da noi, uno spazio misterioso che scopriremo attraverso il tempo, immergendoci gradualmente sempre più a fondo nei dettagli della visione. Oppure entriamo a contatto con uno scenario che trasformiamo rapidamente in qualcosa di intimo e familiare, come se fossimo davanti ad uno schermo su cui proiettiamo, ingigantiti, i nostri più nascosti desideri? 

Incontriamo luoghi in cui possiamo rifugiarci, spazi utopici che ceselliamo a nostro piacere, miraggi che ci confortano, promettendoci doni futuri. Altre volte siamo turbati da una natura primordiale e nemica, siamo risucchiati dentro una dimensione aliena, inospitale. Ci capita di contemplare campi di battaglia, territori ora pacificati, zone tranquille che però custodiscono nelle loro profondità le tracce ancora intatte di tutti gli scontri passati. In ogni caso si tratta sempre di paesaggi/ossessione, indomabili cause che producono dentro la nostra mente costellazioni di simboli. Sta nella duplicità tra esterno ed interno, tra familiare e perturbante (contrasti segreti sepolti nel cuore di ogni opera che raffigura un paesaggio) il fascino di questa mostra collettiva.  Ognuno degli artisti selezionati in questa occasione ha immaginato e creato luoghi fantastici e impossibili, spingendo la propria immaginazione oltre i confini che le opere stesse mettono in scena. 

What do we see when we look at a work of art depicting a landscape? Something outside of ourselves, an intangible world far away from us, a mysterious space that we discover through time, gradually diving deeper and deeper into the details of the vision. Or do we come into contact with a scenario that we quickly transform into something intimate and familiar, as if we were in front of a screen onto which we project, magnified, our most hidden desires?

We encounter places where we can take refuge, utopian spaces that we chisel to our liking, mirages that comfort us, promising future gifts. At other times we are troubled by a primordial and hostile nature, we are sucked inside an alien, inhospitable dimension. We happen to contemplate battlefields, territories that are now pacified, peaceful areas that nevertheless hold in their depths the still intact traces of all past clashes. In any case, these are always landscapes/obsessions, untamed causes that produce within our minds constellations of symbols. It is in the duplicity between outside and inside, between the familiar and the uncanny (secret contrasts buried at the heart of each work depicting a landscape) that lies the fascination of this group exhibition. Each of the artists selected on this occasion has imagined and created fantastic and impossible places, pushing their imaginations beyond the boundaries that the works themselves enact.

Piscine situate in aperta campagna, circondate da scuri ed alti alberi, senza presenze umane. Paesaggi sospesi in un tempo ambiguo: qualcosa è già accaduto, oppure qualcosa sta per accadere, di conseguenza ci troviamo catturati dentro una atmosfera misteriosa. Nelle visioni create da Monique Dukker l'architettura delle piscine e dei canali si confronta in modo epico con la natura. La vegetazione e gli alberi sono dipinti in modo da risultare dense masse impenetrabili, come se possedessero una qualità di super compattezza capace di assorbire tutta la luce. Queste masse scure si specchiano nelle acque che invece contengono luminosità e sfumature celesti. Sono opere di apparente ed ingannevole semplicità. Quadri di piccole dimensioni - silenziosi e solenni – capaci di fermare il tempo. Evocano una splendente solitudine. 

Pools located in open countryside, surrounded by dark and tall trees, with no human presence. Landscapes suspended in an ambiguous time: something has already happened, or something is about to happen, consequently we find ourselves caught inside a mysterious atmosphere. In the visions created by Monique Dukker, the architecture of pools and canals confront nature in an epic way. Vegetation and trees are painted to be dense impenetrable masses, as if they possessed a quality of super compactness capable of absorbing all light. These dark masses are mirrored in waters that instead contain celestial luminosity and hues. These are works of apparent and deceptive simplicity. Small paintings - silent and solemn - capable of stopping time. They evoke a shining solitude.


La grande tela di Marco Fallani è un paesaggio selvaggio, attraente e minaccioso. Rappresenta una foresta dall'apparenza tropicale, un luogo un po' fantascientifico, degno di un romanzo di Jeff VanderMeer. Una sorta di zona incantata in cui è facile entrare ma da cui forse non riusciremo mai ad uscire. La vegetazione rigogliosa, le acque turbolente del fiume, il cielo, ogni elemento è dipinto mediante lunghi colpi di pennello, quasi sciabolate di colore che innervano il quadro con vibrazioni concitate. Regna un senso di pericolo, incontriamo lo splendore di una natura prorompente. Con la sua consueta maestria, qui Fallani continua a sviluppare le sue avventurose ricostruzioni formali indirizzate verso una pittura post- Matisse. Una pratica pittorica totalmente contemporanea, animata da continue esplosioni psichedeliche di suprema vitalità. 

Marco Fallani's large canvas is a wild landscape, attractive and menacing. It depicts a tropical-looking forest, a somewhat sci-fi place worthy of a Jeff VanderMeer novel. A kind of enchanted zone that is easy to enter but from which we may never be able to leave. The lush vegetation, the turbulent waters of the river, the sky, each element is painted through long brush strokes, almost saber strokes of color that innervate the picture with excited vibrations. A sense of danger reigns, we encounter the splendor of a bursting nature. With his usual mastery, here Fallani continues to develop his adventurous formal reconstructions directed toward a post-Matisse painting. A totally contemporary painting practice, animated by continuous psychedelic explosions of supreme vitality.


Davanti alle opere di Matteo Nuti ci domandiamo: cosa stiamo guardando? Domina l'incertezza sulla reale consistenza della visione complessiva, i confini tra la rappresentazione e la sua negazione sono molto sottili. Bruciano da qualche parte gli inebrianti incensi della tradizione surrealista francese del secolo scorso. Troviamo riferimenti alle visioni lunari di Yves Tanguy, soprattutto per la sapiente rarefazione degli ambienti spaziali in cui vengono calati determinati oggetti visivi. Ma in questi paesaggi disfunzionali c'è molto altro. Su sfondi desertici - astratti e ventosi come i mari turbolenti di William Turner - si stagliano flebili steli filiformi. Sono intrecci davvero inquietanti, perchè danzano nell'aria e sembrano suggerire una degenerazione botanica vagamente malevola. Un linguaggio espressivo di sopraffina scaltrezza che riesce a combinare libertà esecutiva ed esattezza emozionale. 

In front of Matteo Nuti's works we ask ourselves: what are we looking at? Uncertainty about the real consistency of the overall vision dominates, the boundaries between representation and its negation are very thin. Burning somewhere are the heady incenses of the French surrealist tradition of the last century. We find references to the lunar visions of Yves Tanguy, especially in the skillful rarefaction of the spatial environments into which certain visual objects are dropped. But there is much more to these dysfunctional landscapes. Against desert backgrounds - as abstract and windy as William Turner's turbulent seas - faint threadlike stalks stand out. They are truly eerie weaves, for they dance in the air and seem to suggest a vaguely malevolent botanical degeneration. It is an expressive language of superlative cunning that manages to combine executive freedom and emotional exactitude.


I paesaggi realizzati da Barbel Reinhard sono il frutto di un calibratissimo lavoro di scomposizione e ricomposizione delle immagini, procedimento effettuato seguendo un proprio esclusivo demone. Le sue opere più recenti– all'inizio sono collage, carte ritagliate e assemblate, successivamente fotografate – affrontano il tema chiave della fantasmatica identità degli oggetti percepiti. L'artista si serve degli strumenti tecnologici di oggi ma la sua mente è proiettata nel futuro. All'origine di queste visioni c'è una tensione invincibile verso la dissoluzione delle forme (montagne, corpi umani, pianeti) che risultano sempre profondamente frammentate e modificate. Queste operazioni producono dislivelli e linee di frattura, ma alla fine portano anche ad un altro sorprendente risultato: è come se un intero misterioso inconscio visivo tornasse in superficie, in qualche modo ricompattato, finalmente visibile in tutta la sua ferita magnificenza. 

The landscapes created by Barbel Reinhard are the result of a very calibrated work of decomposition and recomposition of images, a process carried out following his own exclusive demon. His most recent works-at first they are collages, papers cut out and assembled, later photographed-address the key theme of the phantasmal identity of perceived objects. The artist uses today's technological tools but his mind is projected into the future. At the origin of these visions is an invincible tension toward the dissolution of forms (mountains, human bodies, planets) that are always deeply fragmented and modified. These operations produce unevenness and fracture lines, but in the end they also lead to another surprising result: it is as if a whole mysterious visual unconscious returns to the surface, somehow recompacted, finally visible in all its wounded magnificence.

Stanza251



Monique Dukker è originaria di Amsterdam, dove ha conseguito una laurea in Arte e attualmente dipinge e insegna. È membro di varie associazioni di artisti, come "Arti in Amsterdam". Il suo lavoro si concentra su dipinti astratti a pigmenti e paesaggi astratti. 

Marco Klee Fallani è nato a New York il 14 aprile 1965 e vive e lavora a Firenze. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Insegna arte in numerose scuole di Firenze e negli Stati Uniti: Saci, Polimoda, Lorenzo De Medici, Florence University of Arts, California College of Arts e Syracuse University di Firenze. I suoi dipinti e le sue sculture sono stati esposti in Italia, Stati Uniti, Paesi Bassi, Canada, Regno Unito e Russia.

 

Matteo Nuti, 1979, è un pittore autodidatta. Dopo alcuni anni trascorsi a Milano e a Roma, si è trasferito nuovamente nella sua terra d'origine, in Toscana, dove attualmente vive e lavora. Nel corso degli anni il suo lavoro è stato promosso ed esposto da: BJCEM, Contemporary Art Museum Skopje, Family Business NY, Palais de Tokyo Paris, Macro Museo Roma, Museo del Tessuto Prato, Contemporary Art Museum Taizhou, Museo Marino Marini Firenze, Viafarini Milano.

Bärbel Reinhard è nata nel 1977 a Stoccarda in Germania. Dopo la laurea in Storia dell'Arte e Sociologia alla Humboldt-Universität di Berlino si è diplomata in Fotografia Professionale presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze, dove insegna attualemente accanto al lavoro come fotografa freelance. Ha partecipato a numerosi workshop con fotografi e curatori internazionali e ha esposto in numerose mostre in Italia e all'estero.

 
Carlo Zei