Yuki and PeePee
They have returned. Their lives, cut short by violence, have been given back to them by obscure hospitable forces. In a metaphysical re-creation of Jean-Paul Sartre’s play, they're condemned to share a room which they aren't allowed leave. But it's only for a night.
The air in the closed space reeks of testosterone-laden sweat, patchouli and dandruff. The sexual tension is thick as minestrone. The TV set is vehemently off.
PeePee: You gotta put in a freakin' request to get a room with no idiot box in it, these days. LIke, the damn thing's always on, in every house, even when the people inside are eating spaghetti. Man, I'm sorta glad I didn't...
Yuki: Tell me about it. They put TVs on the skyscrapers, like giant nightmares wherever you turn. But no one looks at 'um, cuz they all got these teeny-tiny TVs in their hands. They walk along like the blind, being told where to go and what to do by machines. No one wanted to follow me, and look where it got 'um.
PeePee: You wanted to revive fascism with your suicide rally. I wanted to impede fascism’s return with a film. We both failed. Youth is fascist, and beautiful. That was my undoing.
Yuki: Yeah, but we sure attracted attention. And that's the name of the game. Speaking of attraction, fascism is beautiful. The uniforms, the trained bodies, stripped to the waist, in combat. Swords flashing in dawn light. The essence of Japanese culture, in my interpretation. Reality be damned.
PeePee: That part, I understand. And I was hardly immune to the attraction, the aesthetics of evil. But my vision was a prayer to revive the peasant reality of my childhood.
Yuki: That would've been OK for me, too. But I was already kinda old when I...
PeePee: Actually, you're looking pretty trim, there, Yuki.
Yuki: You're not so bad yourself.
***
Yuki & PP
Sono tornati. Le loro vite, falciate dalla violenza, gli sono state ridate da oscure forze ospitali. In una ricreazione metafisica del dramma di Sartre, sono condannati a condividere una stanza d’hotel dalla quale gli è proibito uscire. Ma è per sola una notte.
L'aria in quello spazio chiuso puzza di sudore, testosterone, patchouli e forfora. La tensione sessuale è densa come un minestrone. La tivù è veementemente spenta.
PP: Oramai bisogna mandare una raccomandata per chiedere una stanza senza il diabolico marchingegno. Voglio dire, è sempre acceso, sempre! In tutte le case, pure quando chi ci abita sta mangiando spaghetti. Sono quasi contento di non essere...
Yuki: Dillo a me. Hanno messo tivù sui grattacieli, enormi incubi ovunque guardi. Ma nessuno li nota nemmeno, perché sono assorti nei piccoli televisori che tengono in mano. Girano come dei ciechi, guidati e comandati dai loro piccoli dispositivi. Nessuno ha voluto seguire me, e guarda dove sono finiti.
PP: Hai voluto far rinascere il fascismo con il tuo raduno suicida. Io volevo impedire un ritorno al fascismo con un film. Abbiamo fallito entrambi. La gioventù è fascista, e la gioventù è bella. Ciò mi disfece.
Yuki: Però abbiamo attirato un casino d'attenzione. L'importante è quello. Parlando di attrazione, il fascismo è bello. Le divise, i corpi allenati, a torso nudo, in lotta. Spade che sfavillano alla luce dell'alba. L'essenza della cultura giapponese, nella mia interpretazione. In culo alla realtà.
PP: Quella parte lì, la capisco. E non ero per niente immune all'attrazione, all'estetica del male. Ma la mia visione era un richiamo alla realtà contadina della mia infanzia.
Yuki: Anche a me sarebbe piaciuto. Ma ero già un po' invecchiato quando...
PP: Veramente ti trovo parecchio in forma, Yuki.
Yuki: Neanche tu sei malaccio.