Hotel Sofa Blues
The old guy at the Reception Desk shot them a dirty look as they went past him towards the stairs that led up to the rooms. She'd booked a single, and the sign posted in the lobby clearly stated Guests Only.
The man wasn't a guest at the hotel, but he was her guest, and it was only for a while.
The room was without frills, to put it kindly. She wouldn't have been too pleased if a man'd brought her there, but men don't seem to notice their surroundings, in such cases. He sat on the narrow bed, took off his shoes, and patted the spot next to him on the mattress.
"Let's get to know each other a bit, first."
"No, thanks." She shrugged off her fur coat, let it drop. She was nude underneath. His eyes widened.
Why mess up the bed I’ve gotta sleep in, she thought. She also didn't want man-odor or -hairs on the sheets after he was gone.
The sofa under the window was upholstered in a smooth, stain-resistant cloth. She crossed the room, plonked down on its cushions, which were as firm as her flesh. "I prefer it this way," she said.
The lights strung out along the shore glittered in line with the rhinestone collar on her neck. He stood up, tried to look as though he knew what to do with a woman on a couch.
Her instinct proved correct, with regard to furniture, at least. Whoever designed that sofa must've been a woman.
When he was finished, she showed him to the door, and shut it behind him without a word. There was nothing left to say. She was glad he hadn't made a fuss. Some guys know when it's no use.
She went to the closet, rummaged in her bag, retrieved an object she took with her wherever she went, returned to the couch, and finished off the evening the way she liked best.
***
Un divano blu
Il vecchio alla reception li aveva guardati male quando gli passarono davanti, diretti alle scale che portavano alle stanze di sopra. Lei aveva prenotato una singola, e l'insegna affissa nella hall diceva chiaramente Riservata ai soli ospiti.
L’uomo non era ospite dell'hotel, ma era ospite di lei, e poi era solo per qualche ora.
La stanza era senza fronzoli, a dir poco. A lei non sarebbe piaciuto tanto se fosse stato un uomo a portarla lì, ma gli uomini non sembrano badare tanto all'ambiente in certi casi. Lui si sedette sul letto, si tolse le scarpe e batté la mano sul materasso. "Conosciamoci un po', prima."
"No grazie." Lei si scrollò di dosso la pelliccia e la lasciò cadere a terra. Era nuda, sotto. Lui sgranò gli occhi.
Perché scomporre il letto in cui dopo devo dormire, pensò lei. E poi non voleva odori e peli d'uomo tra le lenzuola dopo che lui se ne fosse andato.
Il divano sotto la finestra era tappezzato con un tessuto liscio e anti macchie. Lei attraversò la stanza e vi si sdraiò. I cuscini erano sodi come la sua carne. "Preferisco qui," disse.
Le luci che brillavano lungo la costa fuori dalla finestra sfavillavano come il suo collare di strass. Lui si alzò, cercò di darsi un'aria di chi sa cosa fare con una donna su un divano.
L'istinto di lei si rivelò giusto, almeno per quanto riguardava i mobili. Chiunque avesse progettato quel divano era una donna.
Quando lui aveva finito, lei lo condusse alla porta e gliela chiuse dietro senza una parola. Tanto non c'era più nulla da dire. Lei era sollevata che lui non avesse fatto storie. Certi tipi capiscono quando non serve a niente.
Lei andò all'armadio, frugò nella borsa, ne ricavò un oggetto che si portava sempre appresso. Tornò al divano e concluse la serata nel modo che preferiva.