Patti & Robbie's (Other) First Night at the Chelsea
A high floor of New York’s most infamous hotel. Patti enters the room, takes a deep sniff of the air in there.
Patti: Pooh! Smells the same as it did way back when. At least there's something you can count on in New York City. Count on staying the same, that is.
She looks down onto 23rd Street, turns, takes a seat at the makeshift desk by the window, arranges her hands on its scarred wooden surface and contemplates the approaching twilight.
Patti: I'm still alive. Still doing what I always wanted to do. Everyone opens doors for me now. Except here at the Chelsea. I love this place. I guess I never really wanted to check out, but... (Snickers. A pause. She closes her eyes.) Are you still here too, Robert? I miss you a lot, y'know?
The hotel’s neon sign shimmers to pink life just outside the window.
Robert: I checked out prematurely. I miss you too. I miss everything. You can't work, on this side. There's nothing to do but watch, and be, sort of. But it's not that bad.
Patti: (a tear rolls down her cheek) You got your voice back. I couldn't stand it, the last time we spoke. (stronger) I knew I'd find you here again.
Robert: Back to the scene of the crime.
Patti: This is where we still belong. And we're guilty of the same things. Even though I try not to act like a star.
Robert: I pretended I knew what I was doing, I mean, aside from work. But really I had no idea.
Patti: We had some dreams, didn’t we. Turned out they were way too big when they came true. So now I dream real small. The chances’re better.
Robert: Tell me one of your little dreams, Patricia.
Patti: Once, just once, I wanna write a poem like Bernadette Mayer. That sounds as if some wonderful woman is talking to you about normal everyday stuff so that it shines true, and funny.
Robert: That's a good dream. Don’t let it go. I still love you, you know. (He fades. The neon sign glow brighter as darkness falls on the city.)
Patti: (whispers) I still love you too.
***
Patti & Robert (di nuovo) aL Chelsea Hotel
Un piano alto nel famigerato Hotel Chelsea a New York. Patti entra nella stanza, ispira profondamente per sentirne l'odore.
Patti: Puah. Sempre il solito tanfo. Almeno su qualcosa si può contare, qui a New York.
Guarda giù alla 23ma Strada, si gira e siede alla misera scrivania posta sotto la finestra. Vi posa le mani e contempla l’arrivo del crepuscolo.
Patti: Sono sempre viva. Faccio ancora le cose che volevo fare. Ora trovo le porte tutte aperte. Anzi, me le spalancano davanti. A parte qui all'Hotel Chelsea. Adoro questo posto. Veramente non avrei mai voluto andarmene, ma... (sghignazza. Pausa. Chiude gli occhi.) Sei ancora qui, Robert? Mi manchi tanto, sai.
Robert: Ho effettuato prematuramente il check-out. Mi manchi pure tu. Mi manca tutto. Da questa parte non è possibile lavorare. Non c'è nulla da fare eccetto guardare, ed essere, in un certo modo. Ma non è male.
Patti: (le scende una lagrima sulla guancia) Ti è tornata la voce. Mi hai spezzato il cuore, l'ultima volta che ci siamo parlati, diciamo così. (più forte) Sapevo che ti avrei ritrovato qui.
Robert: Si torna sempre sul luogo del delitto.
Patti: Apparteniamo a questo posto. E siamo colpevoli delle stesse cose. Anche se cerco di non comportarmi da stella.
Robert: Ho sempre fatto finta di sapere ciò che facevo, intendo a parte il lavoro. Ma veramente non ne avevo alcuna idea.
Patti: I nostri sogni si rivelarono troppo grandi quando si sono avverati. Perciò ora sogno in piccolo. Ci sono più possibilità.
Robert: Dimmi uno dei tuoi piccoli sogni, Patricia.
Patti: Per una volta vorrei scrivere una poesia come faceva Bernadette Mayer. Come se ti parlasse una donna meravigliosa di cose normali quotidiani e le fa brillare di verità.
Robert: Questo è un bel sogno. Non abbandonarlo. Ti amo sempre, lo sai. (svanisce. L'insegna al neon del Chelsea brilla più forte mentre cala il buio sulla metropoli.)
Patti: (sussurra) Anch'io ti amo sempre.