A Haunted Hotel
A friend writes from Danzig…
My old friend Zsusza and I were tourists in a strange town. We arrived at the train station, located the hotel where we'd made reservations and checked in. The receptionist was polite and efficient. An athletic bellboy showed us to our room, which was clean and full of light. He seemed pleased with his tip.
After we’d unpacked our suitcases though, a pinkish mood descended upon us.
"Bogumila, I feel strange," Zsusza said.
My head had started to spin, though not in an unpleasant way. "We must be tired from our journey," I said. "Perhaps we should take a moment to relax before we go out sightseeing."
We sat on the black leather sofa. My thoughts strayed to visions of naked flesh. Mine and hers. Ours. Together.
"Uncanny forces are at work," Zsusza whispered. "Am I wrong, Bogumila? Do you feel what I feel?"
"Oh Zsuzsa dear, I do. I do." I hoisted my skirt. She followed my lead.
A primordial dance had begun. The music was invisible, and mostly silent, but it had the right beat and touched places within us where we wanted to be touched. Other women had occupied our suite in the unknown private past. They'd enjoyed themselves and had felt no guilt about it when they were done.
This was the spirit that had imbued the walls, the bed, the sofa, the floor coverings, even the windows. We were on the hotel’s highest floor. No one on the street could look in to see us. We looked out only briefly, to see the derricks of the harbor lit up at night.
We spent the entire vacation in our room, and sent no postcards home.
***
L'hotel spiritato
Un’amica scrive da Danzica…
Ero venuta con la vecchia amica Zsusza per visitare una città a noi sconosciuta. Allontanandoci a piedi dalla stazione dei treni, trovammo l'hotel dove avevamo prenotato ed effettuammo il check-in. L’addetto alla reception era cortese. L’atletico facchino ci condusse alla stanza, che era pulita e piena di luce. Sembrò contento della mancia. Mentre sistemavamo le nostre cose scese su di noi uno stato d'animo rosastro.
"Bogumila, mi sento strana," disse Zsusza.
Mi girava la testa, ma non in modo sgradevole. "Saremo stanche del viaggio," dissi. "Forse dovremmo rilassarci prima di uscire a vedere monumenti e visitare musei."
Ci sedemmo sul divano tappezzato di pelle nera. Trasognata, vedevo in testa pelle nuda. Le nostre pelli, insieme.
Sono all'opera delle forze misteriose," sussurrò Zsusza. "Mi sbaglio, Bogumila? Senti anche tu ciò che sento?"
"Oh Zsusza cara, lo sento. Lo sento forte."
Alzai la gonna. Lei mi seguì. Era iniziata la danza. La musica era invisibile e quasi del tutto silenziosa, ma aveva il ritmo giusto e ci toccava nei posti dove desideravamo essere toccate. Altre donne avevano occupato la nostra suite in passato. Si erano divertite e non si sono sentite in colpa quando avevano finito.
Tale era lo spirito che aveva imbevuto le pareti, il letto, il divano, la moquette, persino le finestre. Eravamo sul piano più in alto dell’hotel. Nessuno per strada poteva vederci. Abbiamo guardato solo brevemente il panorama delle gru del porto illuminate di notte.
Passammo tutte la vacanza nella nostra stanza, e non spedimmo a casa nemmeno una cartolina.