Green Door Suite

Flash back to the fabulous (in retrospect) 1970s, when the XXX film industry enjoyed its moment of glamour. Lines formed at red-lit box-offices across the USA. Hardcore stars in tuxedoes and clinging gowns signed autographs and handed out tit- and cock-prints to the throbbing masses.

Golden Age hardcore movies began their lives as carefully typed screenplays. Analog optical cameras captured the scenes on celluloid at 24 frames a second. The producers spared no expense.

A green door featured in adult entertainment's supreme masterpiece. There was art involved in the production, and, later, a grisly murder/suicide.

Someone thought it’d be a good idea to turn a hoary old porn flick turn into a theme hotel.

Too bad you checked in. Now it’s time for you to check out. Pow!

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Dietro la porta verde

Tornate mentalmente ai cosiddetti favolosi anni 70 del secolo scorso, al momento del massimo splendore dell'industria di intrattenimento per soli adulti. Si formavano lunghe code alle biglietterie dei cinema porno. Stelle dello schermo umido vestiti in abiti da sera firmavano autografi e si facevano palpare tette e peni dagli spettatori infoiati.

Quei film nacquero da vere e proprie sceneggiature. Cineprese non-digitali riprendevano le scene, che furono immortalate su pellicola di celluloide a 24 scatti al secondo. I produttori non badavano a spese.

Nel capolavoro supremo dell’alcione del porno chic figurava una porta verde. La produzione di quel film era artistica, ma la sua storia si concluse con un brutale omicidio/suicidio.

Qualcuno ha avuto la bella idea di creare un hotel a tema basato su un vecchio film per soli adulti.

Peggio per te che hai effettuato il check-in. Pum!.

matthew licht