4 Guests

From an anonymous louche hotel in the City of Lights:

The Rock Star

Fame becomes a burden. Silent exile is a means to survive celebrity, and it's also the last word in cool. A painting here, a custom photograph there, the occasional private performance in the lobby, and the Management turns a blindfolded eye to uncovered expenses.

"She's a goddess," says the Manager.. "A hotel goddess. What more can I say? What more can a human being be?"

Don't ask her. She has other concerns. Her best audience is herself, and she isn't easily impressed.

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Madame de Taille

Beauty, or God, is in the details. Madame de Taille has been ensconced in the Wendy O. Wilde Suite since the late 1970s, the last period in which, she says, she was interested in what went on in the outside world. She spends a lot of time before the foxed mirror in her room. Management has offered to change it for one more modern and functional, but she refuses. "The mirror ages with me. We grow dim together."

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Ms. de Riére

She enters the hotel backwards, casts a glance over her shoulder at the receptionist when she's about to board the elevator. Its metal doors slide shut. Does she turn around? Or does she placidly examine her fabulous forwards-facing face in the reflective surface therein affixed to prevent claustrophobia freak-outs. The mirrors in her room reflect only one side of this mysterious woman.

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L'homme qui regarde

He frequents the hotel's crawlspaces, airshafts, service stairways and freight elevator. No one on the staff can remember when he first checked in. Occasionally, he frightens the chambermaids by being present where he oughtn't to be. He calms them down, explains he's merely using the last sexual organs that're still of any use to him: his eyes, and his imagination.

The young ladies say they understand, and graciously accept his tips.

"Don't take any plastic dirhams, girls."

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4 ospiti

Da un losco anonimo hotel nella Ville Lumiére:

La Rock Star

La fama le è diventata un fardello. Un silenzioso esilio è un modo per sopravvivere alla celebrità, e poi è figo. Un quadro qui, un autoscatto lì, qualche private performance nella hall, e la Gestione chiude un occhio a certe spese non coperte.

"È una dea," dice il Manager, che preferisce l'anonimato. "Una dea d'hotel. Cosa può essere di più un essere umano?"

Non chiederlo a lei. Ha altri pensieri. Il suo pubblico migliore è se stessa, e non è facile impressionarla.

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Madame de Taille

La bellezza, oppure dio, è nei dettagli. Madame de Taille si è stabilita nella Wendy O. Wilde Suite verso la fine degli anni 70 dell'ultimo secolo, l'ultima volta, dice, che si sentiva coinvolta nelle vicende del mondo fuori. Passa parecchio tempo davanti allo specchio offuscato della sua stanza. La Gestione si è offerta di rimpiazzarlo con un modello più moderno e funzionale, ma lei si rifiuta. "Lo specchio invecchia con me. I nostri occhi si annebbiano insieme."

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Entra in albergo camminando all'indietro, guardandosi sopra la spalla solo quando è al sicuro dentro l'ascensore. Le portiere metalliche si chiudono. Si rigira la signora? Oppure si contempla il viso nello specchio sistemato apposta per prevenire attacchi di panico claustrofobico. Gli specchi in camera sua riflettono solo un lato di questa enigmatica donna.

L'homme qui regarde

Frequenta i vespai, i condotti dell'aria, le scale e l'ascensore di servizio. Nessuno del personale si può ricordare quando ha effettuato il check-in. Ogni tanto spaventa le cameriere con la sua presenza in luoghi dove non dovrebbe trovarsi. Lui le fa calmare, spiega che sta solo usando gli unici organi sessuali rimastigli in funzione: gli occhi e la fantasia.

Le giovani donne dicono di capire, e accettano di buon grado le sue mance e i suoi consigli.

"State attente a vecchi sporcaccioni che gironzolano per i corridoi d'hotel, e non mangiate banane acerbe."

matthew licht