A New Face for Summer

Hotel renovations began this week. Workmen came in, workmen went out. Dust-clouds formed, air-conditioners malfunctioned, elevators refused to land at the requested floors.

Management and staff were tense, occasionally impolite. Guests waxed irate when Room Service proved unavailable, or if the jackhammers and pneumatic drills started up a shade too early.

Someone neutral and impartial had to step in and soothe matters. And that was me, Mister Kevin, unaligned beautician/art director. A new spray of art in the lobby is the breath of fresh air that resuscitates a hotel which lies, if I may borrow a phrase, like a cosmetic surgery patient anesthetized upon a slab. The secret work of an artist who prefers to stay hidden had caught my curatorial eye.

Felcher Slonim lives and works on a windswept Baltic beach in the former German Democratic Republic. "Other artists left, to enjoy the farcical freedom of the West. I stayed, because I prefer to work under a repressive system. Nothing's changed except technology, which has become a repressive system of a new kind. That's why I now use digital materials instead of oil paint."

There weren’t, and still aren’t, any hotels in his (unspecified) home town. "No one wants to take vacations in places that were heavily bombed during the War. The vibrations of this place would've led to depression, not renewal. The absence of hostelry influenced how I see people and the world."

We asked Slonim if he'd ever stayed in a hotel.

"Only the ones I imagine in my work."

Has he ever been anywhere else?

"Travel is a mental adventure. The pictures represent unreachable areas, unconnected to the real world. They're the only places I want to go."

Needless to say, the artist was not present for the vernissage.

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L'altro volto dell'estate

La settimana sono iniziati i lavori di rinnovo dell'hotel. Entrano ed escono i manovali, si formano nuvole di polvere, i condizionatori d'aria funzionano a tratti, gli ascensori si rifiutano di atterrare ai piani richiesti. La gestione e il personale sono tesi, a volte scortesi. I graditi ospiti si adirano quando viene a mancare il servizio in camera, o se i trapani prendono a ronzare un po' troppo presto.

Doveva intervenire un figuro neutro ed imparziale per calmare le acque. E quello ero io, Mister Kevin, estetista/parrucchiere/art director non associato al Kranepool. Un nuovo scialo di arte nella hall è l'aria fresca che ci vuole per ravvivare un hotel che giace, se posso parafrasare, tale un paziente per la chirurgia estetica anestetizzato su una tavola. L’opera segreta di un artista che preferisce nascondersi mi aveva tirato l’occhio curatoriale.

Felcher Slonim vive e lavora nelle vicinanze di una spiaggia spazzata dal vento sul Baltico nella ex Repubblica Democratica Tedesca. "Altri artisti se ne sono andati. Dicevano di voler godere della farsesca libertà dell'occidente. Sono rimasto qui perché preferisco lavorare sotto un sistema repressivo. Nulla è cambiato, a parte la tecnologia che è diventato un nuovo tipo di sistema repressivo. Perciò lavoro con materiali digitali anziché pittura ad olio."

Non c’erano e non ci sono hotel nel suo paese natale, a cui si rifiuta di dare un nome. "Nessuno vuole fare vacanze nei luoghi pesantemente bombardati durante la guerra. Piuttosto che rigenerarsi sarebbero andati in depressione. L’assenza di alberghi ha formato il mio modo di vedere le persone e il mondo."

Abbiamo chiesto a Slonim se è mai stato ospite in un hotel.

"Solo in quelli che creo nel mio lavoro."

È mai andato da qualche altra parte?

"Viaggiare è un'avventura mentale. Queste immagini rappresentano zone inarrivabili, sconnessi dal mondo reale. Sono gli unici posti dove voglio andare."

Inutile aggiungere che l'artista non era presente per il vernissage.

matthew licht