Specters and Mirrors
A friend writes from Kyoto:
My great-grandfather, who was nominated for the Nobel Prize in literature a long time ago, often stayed at traditional hotels in the countryside to contemplate the changing seasons and indulge his erotic obsessions. I enjoy reading Hotel Kranepool on the computer in my Western-style apartment. When this brief essay written by my controversial relative came to light recently, I thought it appropriate to send it to you for e-publication.
Reflections on Shadows
Light is amplified by reflection, shadows are deepened by it. High-watt bulbs might be appropriate, even desirable, in a hotel bathroom, but they're out of place in the suite itself. A hotel room is an island set suggestively apart from the civilized world's glare and noise. It's yours for the night, since you've paid for it, but who's room was it before? Those mirrors, strategically placed in the brightness beside the shower and the dimness before the bed, they know.
Mirrors give no answers, but there are moments in the night, familiar to everyone, between sleep and reason, when the shadows give back their darkness.
The sensation is one of being observed. The guest, unsure whether this is all a dream, can choose to see or not see. Open your eyes and the uncomfortable spell might be broken, or else the existence of ghosts will be made undeniable.
Why do these wraiths appear? Do they want us to join them in their shadowy world, or reflect upon them in the same mirror that returns our gaze.
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Spettri e specchi
Un'amica scrive da Kyoto:
Mio bisnonno, nominato per il Premio Nobel per la Letteratura quasi un secolo fa, soggiornava spesso in alberghi tradizionali nella campagna per contemplare i cambi di stagione e per appagare le sue ossessioni erotiche. Mi godo Hotel Kranepool sul computer nel mio appartamento stile occidentale. Quando venne recentemente a luce questo brevissimo saggio scritto dal mio scandaloso antenato, mi sembrava appropriato mandarlo a voi per la pubblicazione in rete.
Riflessioni d’ombra
La luce è amplicata dalla riflessione, le ombre ne sono approfondite. Le lampadine ad alta potenza saranno appropriate nel bagno di una stanza d'albergo, ma sono fuori luogo nella suite stessa. Una camera d'hotel è un'isola posta suggestivamente a parte dai bagliori e fragori del mondo civilizzato. Visto che l'hai pagata, la stanza è tua per la notte, ma a chi è appartenuta prima? Lo sanno quegli specchi strategicamente sistemati accanto alla luminosa doccia e l'oscura alcova.
Gli specchi non danno risposte, ma ci sono momenti nella notte, familiari a tutti, tra sonno e conoscenza, in cui le ombre ridanno il loro buio.
La sensazione è quella di essere osservati. L'ospite, insicuro se stia vivendo o meno un sogno, può scegliere di vedere o non vedere. Apri gli occhi e lo scomodo incantesimo verrà infranto, oppure l'esistenza degli spettri diventerà innegabile.
Perché appaiono? Vogliono che li raggiungiamo nella loro ombrosa dimensione? O che riflettiamo su di loro nello stesso specchio che ci rende lo sguardo.