T&A
Romantic moods occasionally overtake hotel workers. The Night Porter was on his way to the Kranepool a shade earlier than usual when he ran into his sort-of colleague, Regina the Flower Girl, whose boutique is in the lobby. They were on the outskirts of town on a winter evening. The streetlights hadn't been turned on yet.
"Haven't seen you in a while," he said.
"That's 'cause you work nights and I work days," she answered, logically. "Why? Do you want to see me? Or maybe I should say, why do you want to see me?"
The Night Porter dodged the question. "What're you doing here? This is kind of a bad neighborhood."
"I was on my way to the graveyard. Wanna come?"
"To deliver a funeral wreath?" The Night Porter didn't know much about the florist business, but figured there was death in it, somewhere.
"Perhaps," Regina replied, mysteriously, and took his hand.
She led him through snow-blanketed aisles of graves, past mausoleums and into the low-rent colombarium section at the far end. She stopped before a plaque that was particularly bleak. "This is the one I can't figure out."
"What's there to figure out?" the Night Porter said, and looked closer at the portraits of a woman and a man. "They lived and died. Happens all the time."
"Yeah, but how come no family names, no dates?"
"Huh. Is there some law you gotta put personal info on your tombstone?"
Regina didn't know. She shrugged. "Too bad I didn't run into Madame Ozmya the Clairvoyant. She would've been more help than you. Were they clandestine lovers murdered by a jealous spouse? Incestuous siblings lynched by a mob? Unidentifiable Illegal aliens shot at the border?"
"Beats me," the Night Porter said. "Uh, look, I gotta go, or I'll be late for work. I'll walk you home, if it's not too far."
"Just around the corner," Regina said. "But wait a moment. There's something I wanna do. You can watch, if you want."
She took a withered yellow rose from her macramé bag, and stuck it to the cold, cold marble with clear adhesive tape.
***
A & T
Sentimenti romantici a volte colpiscono anche chi lavora in hotel. Il portiere di notte era diretto verso il Kranepool un po' prima del solito quando si imbatté in una quasi collega, Regina la Fiorista, che aveva la boutique nella hall. Erano in periferia all'imbrunire di una serata d'inverno. Non era ancora accesa l’illuminazione stradale.
"È da un pezzo che non ti vedo," disse lui.
"Sarà perché io lavoro di giorno e tu di notte," rispose lei, logicamente. "Perché? Hai voglia di vedermi? O forse dovrei dire, perché hai voglia di vedermi?
"Vado al cimitero,” continuò. “Vuoi venire?"
"Devi consegnare una corona funebre?" Il portiere di notte sapeva poco dell'industria floreale, ma credeva che in qualche modo c'entrasse la morte.
"Può darsi," ribatté lei, misteriosa, e gli prese la mano.
Lo condusse per aiuole di tombe innevate e mausolei, fino alla zona dei colombari a basso costo in fondo al camposanto. Si fermò davanti a una lapide particolarmente desolata. "Questa qui non riesco a capirla."
"Che c'è da capire?" disse il portiere di notte, scrutando i ritratti di una donna e un uomo. "Hanno vissuto e sono morti. Succede tutti i giorni."
"Va bene, ma perché non ci sono i loro cognomi, le loro date?"
"Uhm. Ma per legge bisogna mettere informazioni personali sulla pietra tombale?"
Regina non lo sapeva. Alzò le spalle. "Peccato che non mi sia imbattuta in Madame Ozmya la chiaroveggente. Mi sarebbe stata più d'aiuto di te. Erano amanti clandestini trucidati da un/a coniuge gelosa/o? Fratelli incestuosi linciati dalla folla? Alieni non identificabili fucilati alla frontiera?"
"Chissà," disse il portiere di notte. "Senti, dovrei andare o sarò in ritardo per il lavoro. Ti accompagno a casa, se non è troppo lontano da qui."
"Girato l'angolo," disse Regina. "Ma aspetta un attimo. Voglio fare una cosa. Puoi guardare, se vuoi."
Tirò dalla borsa una rosa rossa appassita e la attaccò al gelido marmo con del nastro adesivo.