The Fotomat

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A pair of burly bohunkuses appeared at the Kranepool one evening. They parked their van in the guest parking lot, rolled a boxy machine through the glass door beside the revolving door, and parked the dolly right in the center of the lobby’s new broadloom carpeting.

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“Hey!” The Night Porter whisper-yelled at them, since an elderly couple had fallen asleep in front of the relatively new flat-screen television not too far from the Reception Desk. “You’re supposed to go to the loading dock behind the hotel and then use the service elevator.”

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“Yeah, whatever,” the burlier of the two workmen said, as he wiped the sweat from his brow. “We got orders to drop this thing off here, so that’s what we’re doing. What you gotta do is sign the delivery invoice.”

The “thing” was an outdated-looking Fotomat machine, the kind where coins vanish into a slit and black-and-white pictures magically appear from a slot a few minutes later. These drop into a wire cage where they are blow-dried into eternal memories.

“All right, where’d whoever ordered this gizmo tell you to put it?”

“Let’s see,” the slighter workman said, and checked the work order. “It says, between the Men’s and Ladies’ rooms, on the ground floor.”

“OK. Down the hall, and to the left.”

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They never returned. The Night Porter figured they must’ve taken the service elevator on their way out. He lost himself once more in the book he’d selected from the Shelf of Books Left By Guests.

Mechanical whirs and whooshes roused him from his literary stupor. He thought the elderly couple might’ve gone for a nostalgic ride in the picture booth. 

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The mechanical sounds persisted. ‘Man, they sure want a lot of souvenirs of their stay at the Kranepool,’ he thought, a little while later, and went to investigate. Hotel lobbies are places where all forms of indecency can occur. Human libido often undergoes an upsurge at around eighty.

Strips of glossy paper covered the tile floor. The machine kept spitting 'um out, even after he’d given its sides a good pounding. Some of the strips had messages scrawled on their backs.

He picked up one of them, and read. “Always and forever together in love.”

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***

Fotomat

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Una sera apparvero al Kranepool due robustoni con uno scatolone meccanico. Parcheggiarono il furgone nello spazio riservato per gli ospiti, e col carrello lo fecero passare dalla porta di vetro accanto a quella girevole. Scaricarono il marchingegno sulla nuova moquette della hall.

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“Ehi!” Il portiere di notte gli urlò sussurrando. Una coppia anziana si era addormentata davanti al nuovo televisore dallo schermo piatto non lontano dal banco della reception. “Dovreste andare nel retro e poi usare l’ascensore di servizio.”

“Certo, certo,” disse il più robusto dei due facchini, e si asciugò la fronte. “Ci è stato detto di portarvi ‘sto coso qui, ed è ciò che stiamo facendo. Ciò che devi fare te è firmare la ricevuta di consegna.”

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Il “coso” era un obsoleto Fotomat, di quelli che metti monetine nella fessura e strisce di immagini in bianco e nero scaturiscono da un’altra per essere asciugate dal fon dell’eternità.

“Ma da che parte vi ha detto di metterlo, chiunque l’abbia ordinato?”

“Vediamo,” disse il manovale magro. “Dice, tra il bagno degli uomini e quello delle donne a pianterreno.”

“Allora in fondo a quel corridoio a sinistra.”

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Non si fecero più vedere. Il portiere di notte pensò che magari avessero usato l’ascensore di servizio per sparire. Tornò a leggere il libro che aveva preso dallo scaffale dei libri lasciati dai graditi ospiti.

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Lo svegliarono dei brusii meccanici. Credette che la vecchia coppia fosse andata a fare un giro nostalgico nella nuova vecchia macchina della memoria.

I rumori persistettero. “Si faranno una indigestione di ricordi del loro soggiorno al Kranepool,” pensò. “Oppure sono in corso dei senili atti osceni in luogo pubblico.” Andò ad indagare.

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Delle strisce patinate coprivano le mattonelle del pavimento. La macchina continuava a sputarle, anche dopo che l’aveva sottoposta a una bufera di botte e calci. Alcune recavano dei messaggi scribacchiati a biro sul retro. Ne raccattò una a caso. “Sempre insieme per sempre innamorati.”

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matthew licht