The Architect of Hotels
The world became a drearier place when the 20th century’s Tiresias went underground for the last time. That pandrogynous person produced jarring music. The torch was passed to a gender-liquid human who causes unsettling structures to rise from the earth. Although OAD’s design for Hotel Kranepool Liège wasn’t selected, the jury’s heads were irrevocably turned. OAD (pronounced, owed) presents the possibility of a flat world inhabited by sprites from happier times.
Hotel Kranepool: Your design for HKL was unusual, especially in that the structure proposed isn’t intended for human occupation. This jibes with Kranepudlian mind, but the design contest was launched for practical purposes, to promote reverse tourism to The City that Beauty Forgot. What were you thinking?
OAD: Ugliness is everywhere undervalued. Travelers go to purportedly beautiful places, exhaust themselves in the consumption of sights, stand in line with fellow-tourists, over-pay to be despised and abominably treated by the natives. A town where, let’s face it, there ain’t much to see, is where my design comes to life.
HK: The hotel you designed is two-dimensional.
OAD: Yeah, you see I work on a computer. You sorta have to, these days. Mechanical pencils and blueprint paper may live in the past, but I refuse to adapt to fashionable programs. You could call this “appropriation architecture”, like in the art world.
HK: PC, in this case, doesn’t stand for Personal Computer. We’ve had complaints about the T&A, and requests for more male nudes.
OAD: The traditional female form is just more hotel-ish. A personal preference too, I suppose. The message of the Liège Kranepool is, “Hey, if you don’t like it, go stay at a regular joint with oatmeal art on the walls and rooms you can actually sleep in, or whatever you usually do in hotel rooms.”
HK: What’s your vision of Hell?
OAD: It’s pretty homey: blues on the jukebox, Mexican food in the Bar & Grille, and the rooms are peep-show booths, big enough so you can lie or sit down, if you want to. You don’t have to pay, or check out by 11, and it’s always warm.
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L’architetto di hotel
Il mondo è più noioso da quando il Tiresia del ventesimo secolo non c’è più. Quella persona pandrogina, che in vita produsse musica alienante, ha passato la torcia a una persona di genere liquido che innalza strutture sconcertanti dalla terra. Sebbene il progetto di OAD per Hotel Kranepool Liegi non venne selezionato, ha girato irrevocabilmente le teste della giuria. OAD (n.d.r si pronuncia òhd) propone un mondo piatto abitato dagli spiriti di tempi più allegri.
Hotel Kranepool: Il tuo progetto per HKL è per una struttura non idonea all’essere occupata da umani. Ciò è in linea con la mentalità kranepooliana, ma il concorso nasce con uno scopo pratico: promuovere turismo al rovescio alla città dimenticata dalla bellezza. Cosa ti è passato per la testa?
OAD: La bruttura è ovunque sottovalutata. La gente viaggia verso luoghi stimati belli e si sfinisce nel consumarne le attrazioni. Fanno la fila con i loro simili, pagano troppo per essere scherniti e maltrattati dagli autoctoni. In una città dove, ammettiamolo, c’è poco da ammirare, il mio progetto trova respiro.
HK: L’hotel che hai progettato è bi-dimensionale.
OAD: Yeah, lavoro al computer, come tutti. Matite meccaniche e planimetrie saranno roba del passato, però mi rifiuto di adeguarmi a programmi informatici alla moda. La si può pensare come un’architettura dell’appropriazione.
HK: PC, nel tuo caso, non significa personal computer. Abbiamo avuto reclami da graditi ospiti che considerano eccessivo il livello di TC, cioè tette e culi. Abbiamo avuto anche delle richieste di parità, cioè per più nudi maschili.
OAD: La tradizionale forma femminile è più hoteliera. Sarà anche una mia preferenza personale, chissà. Rispondo, ‘se non ti piace, vai ad alloggiare in un posto con arte dozzinale alle pareti e stanze nelle quali si può dormire, o fare ciò che si suol fare nelle camere d’albergo.’
HK: Come vedi l’inferno?
OAD: Un posto alla buona: blues sul jukebox, cibo messicano al Bar & Grill, e le stanze sono cabine di sexy shop, abbastanza grandi da potersi sedere o sdraiare, se si vuole. Non devi pagare, né sloggiare alle undici, e il riscaldamento è sempre al massimo.