The Discreet Register

Another quiet night at the Kranepool. 

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The Night Porter avoided television, except for occasional glances at the security monitors. There was nothing new on the shelf reserved for books left behind by guests. The people who come and go read less and less. He opened and closed the reception desk’s drawers to give a sort of rhythm to the time that passed in silence. 

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On a low wooden glissando, a large black notebook he’d never noticed before slid into view. He pulled it out. The thing was heavy. 

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Secret Register was stamped on the pebbled cover in gold. The pages were beige cardboard, with sheets of vellum between them. The book was full of photographs, one to a page, with scribbled notes and signatures underneath.

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‘Huh,’ the Night Porter thought, as he leafed through at random. ‘Guess this joint wasn’t always just a wayside dump for drifters and dreamers.’

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“To all my Hotel Kranepool boys & girls! Don’t let the ghost party stop! And remember: a black kimono is a happy kimono.”

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“Don’t know what I’d do without my collection of Hotel Kranepool stationery.”

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“The Photomat machine in the lobby is a mind-blowingly great idea.”

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“Je ne regrette rien… except that peek-a-boo bra I left behind in Suite 1690. Should it ever return to light, please send it on. Thanks a million.”

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"Lobby to bus station in under ten minutes, on foot. But that’s only one of the reasons I choose to stay at Hotel Kranepool. That shoe-shine machine by the Men’s Room, for instance. Nice touch.”

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“Laws may change, but great hotels endure. Thanks for the enhanced smoking area. And by the way…I’d be delighted to design and decorate the Liège Kranepool.”

***

Il registro discreto

Un’altra notte tranquilla al Kranepool.

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Il portiere di notte evitava la tivù, a parte qualche sbirciata ai monitor di sicurezza. Non c’erano nuove aggiunte allo scaffale riservato ai libri lasciati dai graditi ospiti. L’umanità che va e viene legge sempre meno. Prese ad aprire e richiudere i cassetti del banco della reception per dare un ritmo al tempo che passava in silenzio.

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Durante un lungo, legnoso glissando scivolò in vista un grosso quaderno nero che non aveva mai notato prima. Lo tirò fuori. Era pesante.

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Registro riservato era stampato in oro sulla copertina. Le pagine erano di cartone beige, separate da fogli di pergamena traslucida. Il libro era pieno di foto, una a pagina, con sotto scarabocchiate delle dediche e dei pensieri.

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“Ma guarda un po’,” pensò il portiere di notte, mentre sfogliava a caso. “A quanto pare questa stamberga non è sempre stata una sosta temporanea per anime vagabonde e sognatrici.”

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“A volte una stanza oscurata con aria condizionata e doppi vetri alle finestre è la migliore amica che si possa avere. Grazie. Tornerò presto!”

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“Sul set urlo di continuo. Poca gente sa quanto sia frustrante questo lavoro. Perciò apprezzo avere ogni desiderio esaudito grazie a sommesse telefonate alla reception. Non scorderò mai ciò che mi disse la vostra elegantissima negromante massaggiatrice.”

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“Ma è possibile amare troppo? Se si tratta dei cocktails del Kranepool Bar & Grille, direi proprio di sì. Tornerò quando avrò di nuovo sete di sensazioni forti. Un (gelido) bacio.”

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“Le stanze che danno sul retro sono fin troppo silenziose. Ho bisogno di sentire voci, vecchie e nuove. Per la prossima visita, prenotatemi la Suite 1690.”

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“Non sarebbe successo quel brutto casino se fossi rimasto al Kranepool. Alla prossima!”

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“Ho scritto la canzone Whites Only Hotel Blues nella vostra Blue Suite. Non è riferita al Kranepool, naturalmente. Non cambiate mai.”

matthew licht