Somnamballerina
Another quiet night at the Kranepool, shattered by a phone call to the reception desk.
The guest in Suite 1530 reported a disturbance in the hall.
A television at excessive volume? Alcoholic exuberance? A couple who couldn’t wait to get into their room? Walls are never quite thick enough.
“More like tap-dancing,” the guest said. “Muffled, but an annoyance nonetheless.”
The Night Porter put the leather Be Right Back sign on the counter and trudged upstairs.
The disturbance wore a see-through nightgown and was light on her bare feet. Whatever she was doing wasn’t tap. Looked more like butoh.
The Night Porter had heard it’s better not to awaken sleepwalkers, but rules change, in hotels.
“Miss,” the Night Porter whispered. “Please dance in your room, if you must.”
“There’s not enough space in there,” she whispered even more quietly, “to dance the emotions of my dreams.”
‘Then you should’ve rented the Pina Bausch Suite upstairs,’ the Night Porter thought.
“Can’t afford it.” The nocturnal dancer could read his mind. “And anyway, it’s booked solid.”
That was true, and also a mystery. Signed photographs on hotel walls draw crowds.
“Come down to the lobby,” the Night Porter said. “You’ll have more of an audience there.”
“Are bare feet allowed on the furniture?”
The Night Porter felt as though he were in a Quentin Tarantino film. “Your soles look clean,” he said. Unwritten hotel rules were made to be bent, if not broken.
The barefoot wraith moved slowly, to music only she could hear. The emotions were hard to follow, impossible to interpret. A luna moth beat against the window in the light of the Kranepool’s blue neon sign to lend the scene a hypnotic rhythm.
The day clerk rang the bell on the desk and gave his sleeping colleague a gentle shake. “Hey old guy,” he said. “Looks like the nights have become too quiet for you. Oh, and there’s a bus strike today.”
This report was true, and it was a long walk home. Dreams may not have wheels, but then, neither do they internally combust.
***
La sonnamballerina
Un’altra notte tranquilla al Kranepool, distrutta da una telefonata alla reception.
La gradita ospite nella Suite 1530 voleva segnalare un disturbo proveniente dal corridoio.
Un televisore a volume eccessivo? Esuberanza generata dall’alcol? Una coppia che non poteva aspettare di entrare in camera? Le pareti non sono mai spesse abbastanza.
“Sembra che ballino il tip-tap,” disse l’ospite. “Un rumore attutito, ma comunque scocciante.”
Il portiere di notte mise l’insegna Torno Subito sul banco e salì per le scale.
Il disturbo indossava una camicia da notte trasparente. Non ballava il tip-tap. Sembrava butoh, piuttosto.
Il portiere di notte aveva sentito che è meglio non svegliare i sonnambuli, ma le regole cambiano, in albergo.
“Signorina,” sussurrò. “La pregherei di ballare in camera sua, se proprio deve.”
“Non c’è abbastanza spazio là dentro,” sussurrò lei ancora più piano, “per ballare le emozioni dei miei sogni.”
“Dovevi prenotare la Pina Bausch Suite al piano in cima,” pensò il portiere di notte.
“Non me la posso permettere.” La ballerina notturna gli poteva leggere nel pensiero. “E poi è al completo per tanti mesi a venire.”
Era vero, e anche un mistero. Perché le foto autografe su pareti d’albergo attirano le folle?
“Venga giù nella hall,” disse il portiere di notte. “Lì avrà più pubblico.”
“Sono ammessi piedi nudi sui mobili?”
Il portiere di notte sentiva di essere in un film di Quentin Tarantino. “Hai le piante pulite,” disse. Le regole non-scritte degli hotel sono fatte per essere aggirate, se non addirittura infrante.
La spettrale giovane scalza si muoveva lenta, al passo di una musica udibile solo a lei. Le sue emozioni erano difficili da seguire, impossibili da interpretare. Una falena luna batté contro il vetro della finestra sotto l’insegna al neon blu del Kranepool per dare un ipnotico ritmo alla scena.
Il commesso della reception suonò il campanellino. “Ehi vecchio,” disse al collega assopito, scuotendolo con delicatezza. “Sembra che le notti siano fin troppo tranquille per te. Oh, e oggi c’è sciopero degli autobus.”
Era vero, e anche una lunga camminata. I sogni non hanno le ruote, ma nemmeno bruciano carburante fossile.