Magic Fingers™ in the Night
A guest writes from an unnamed hotel in an undisclosed location:
Dear Hotel Kranepool Management,
I thought the readers’ letters published in your blog were apocryphal until this incident occurred in my real life.
My job requires that I travel often. Since hotels are my only home, I try to make each room my own. Appearance is important in my line of work, so the first thing I do after check-in is hang up my clothes. I have outfits for day (business), and evening (nobody’s business). In a recent closet drawer where I was about to arrange my lingerie, I found this note:
Dear Whoever Occupies This Room After Me,
I’m not psychic, but the ether says you are a lonely, restless person.
Something of us remains in the places where we have been. Often it’s nothing more than a whiff of cologne, a personal item forgotten in a bathroom, in a closet or under a bed, a stray hair in a sink or on the rim of a toilet bowl. Other times, it’s a partial spirit that observes. You see another figure in the mirror when you examine the clothes you’ve put together, or when you brush your teeth. You look around quickly, see nothing. You’re alone. But the feeling won’t go away. I’ll be there tonight when you start to fall asleep. You won’t see me, but you will feel me.
The note was unsigned. No way to tell if it’d been written by a man or a woman.
In the not-too-distant past, a certain category of hotels featured coin-operated bed massage machinery. I don’t have to stay at such places any more.
But that night, when I turned out the light, a smell filled the room that brought back the bad old days of Magic Fingers™ Hotels.
The bed trembled and shook. Someone or something was under the covers with me. This presence rose, and took the blanket with it. The ghost danced until I turned the light on.
And left it on.
***
Un tocco di notte
Un’ospite ci scrive da un albergo non specificato da qualche parte:
Alla cortese attenzione della Gestione di Hotel Kranepool,
credevo che le lettere che pubblicate sulla rivista digitale fossero fasulle finché non mi capitò questa strana vicenda nella vita vera.
Viaggio spesso per lavoro. Sono di casa solo negli alberghi, quindi cerco di rendere mia ogni stanza che mi viene assegnata. Nel mio mestiere è importante una bella presenza, dunque la prima cosa che faccio dopo il check-in è di sistemare i miei vestiti. Ho delle mises per il giorno (affari) e per la sera (affari miei). Nel cassetto di un recente armadio dove stavo per riporre l’abbigliamento intimo, trovai questa nota:
Caro(a) chiunque occupi questa stanza dopo di me,
Non sono chiaroveggente, ma l’etere mi dice che sei una persona solitaria e irrequieta.
Qualcosa di noi rimane nei posti dove siamo stati. Spesso è solo un profumo, un effetto personale dimenticato in bagno, dentro un armadio o sotto un letto, un peletto nel lavabo o sull’orlo della tazza. Altre volte è uno spirito che osserva. Vedi un’altra figura nello specchio quando valuti i vestiti che hai scelto di mettere, o quando ti lavi i denti. Ti guardi attorno: non c’è nessuno. Ma la sensazione non svanisce. Sarò lì con te mentre ti addormenti. Non mi vedrai, ma mi sentirai.
La nota non era firmata. Impossibile dire se l’avesse scritto un uomo o una donna. In un’epoca non troppo lontana, alberghi di una certa categoria vantavano letti vibranti a gettoni. Non sono più obbligata a soggiornare in tali posti.
Ma quella notte quando spensi la luce la stanza fu permeata da un profumo che suscitò ricordi dei brutti vecchi tempi di alberghi dai macchinari Magic Fingers.
Il letto tremava e si scuoteva. C’era qualcun altro o qualcos’altro sotto le coperte. Questa presenza sorse, portandosi appresso la trapuntina. Il fantasma danzò finché non riaccesi la luce.
La lasciai accesa.