The Lobbyist (2)
One of the day clerks was still behind the reception counter when the Night Porter came on duty. That’s highly unusual: diurnals tend to avoid nocturnals. He’d already clocked out, but wasn’t anxious to begin another lonely night at home. The weather hasn’t been exactly clement lately. He said there was a woman who hung out in the lobby.
“She just sits there,” he said, and shuddered. “At first I thought she was waiting for someone. Then I thought she’d only come in to warm up, or to watch the last yellow leaves fall.”
The Kranepool is surrounded on three sides by a stand of ginkgoes.
The Day Clerk opened the cupboard where Management leaves a bottle of rum to help porters and receptionists get past difficult moments in hotel life.
“No thanks,” the Night Porter said, when he passed it along.
“People come in all the time, I know,” he said, in a slightly steadier voice. “They wait for trains, read magazines, watch the tide of humanity come and go, but they usually only stay an hour or so.” He took another slug, put the bottle away. “Does anyone just sit in the lobby all night, staring off into space?”
“Not that I’ve noticed,” the Night Porter said.
There are certain things one should never say out loud. It’s not going to rain. There won’t be a war. I just know this is the winning lottery ticket.
The Night Porter returned from a round just after one in the morning, and returned the Be Right Back sign to its drawer. He noticed a woman seated in one of the leather club chairs in the corner opposite the TV set, which hasn’t been turned on in a long time. She stared, but not into space.
She wagged a finger. The nail was lacquered so red it flashed in the low light of the lobby. “Come here little man,” she said. “I’ve been waiting for you.”
A murder of ravens that had been looking into the lobby from the palm trees that wave so gracefully before the Hotel Kranepool’s front entrance flew away in a frenzy of black wings.
Una lobby oscura
Uno dei reception era ancora al suo posto quando entrò in servizio il portiere di notte. Ciò è insolito: lo staff diurno tende ad evitare quello notturno. L’addetto alla reception disse che c’era una donna nella hall. Aveva già timbrato il cartellino, ma non moriva dalla voglia di passare un’altra notte solitaria in casa. Il tempo non è stato proprio mite, ultimamente.
“Sta lì, seduta,” disse, e rabbrividì. “Pensai che stesse aspettando qualcuno, o che era entrata per riscaldarsi, o per veder cadere le ultime foglie gialle.”
Hotel Kranepool è circondato a tre lati da ginko.
Aprì il cassetto del rum fornito da La Gestione per aiutare reception e portieri a passare momenti difficili della vita d’albergo.
“No grazie,” disse il portiere di notte quando il collega gli porse la bottiglia.
“Entra gente, lo so,” disse, rinfrancato. “Aspettano treni, leggono riviste, guardano il passaggio dell’umanità, ma di solito restano un’ora, due ore al massimo.” Bevve ancora un sorso e rimise a posto la bottiglia. “Ma viene qualcuno a passare la notte intera a fissare il vuoto?”
“Non che abbia notato,” disse il portiere di notte.
Ci sono frasi che non bisognerebbe dire a voce alta. Non pioverà. Non ci sarà una guerra. Questo è il biglietto della lotteria vincente.
Il portiere di notte tornò alla reception dopo una prima ronda d’ispezione verso l’una del mattino. Rimise nel cassetto l’insegna Torno Subito e vide una donna seduta in una delle poltrone di pelle poste più lontane dal televisore, che è spento da lustri. Non stava fissando il vuoto.
Gesticolò col dito. L’unghia laccata di rosso scintillò nella penombra della hall. “Vieni qui omino,” disse. “È da tempo che ti stavo aspettando.”
I corvi che osservavano l’albergo dalle palme che sventolano graziose davanti alla facciata di Hotel Kranepool volarono via in una frenesia di ali nere.