RICORDI SPARSI

Oggi vedremo come (e già lo sappiamo) l'arte e la cultura travalicano i pregiudizi e le collocazioni archivistiche all’interno di scaffali mentali.

Parliamo di Saba Alizadeh, musicista e fotografo nato a Tehran in Iran: è un figlio d'arte, il padre è un noto musicista di târ e shurangizsha, due strumenti tradizionali a corda pizzicata.

Saba segue le orme del padre studiando a fondo un altro strumento a corda, il kamancheh, suonato con l'archetto, dai suoni lunghi e brillanti, leggermente nasali, simili alla viola.

A Los Angeles poi però frequenta il California Institute for the Arts dove si specializza in sonorità sperimentali, sviluppando due percorsi paralleli, fra tradizione e innovazione.

Un anno fa decide di farli incontrare e si autoproduce un CD, che a febbraio di quest'anno è uscito in versione ufficiale sulla label Karlrecords: è un incontro proficuo che produce dieci tracce di grande sostanza e spessore.

Il rischio in queste operazioni è quello di sfornare un levigato dischetto di elettronica con i suoni tradizionali a fare folklore, ma le indubbie capacità musicali e compositive, supportate da una sensibilità al mondo ed alla sua complessità hanno fatto sì che le composizioni descrivano un presente attuale e profondo.

All'inizio dell'ascolto ci si chiede quali siano i suoni “suonati” e quali oggetto di generazione o trattamento elettronico, ma subito dopo l'atmosfera sospesa e a tratti meditativa cattura l'attenzione e la questione tecnica diviene secondaria.

I “ricordi sparsi” del titolo si stratificano senza mai appesantire, i brani sono più vicini ad evocare spazi urbani piuttosto che etnologie, qui siamo lontanissimi dai clichè e con suoni circolari dosati e ciclici nel tempo di un respiro.

Riverberi di voci maschili e femminili compaiono in “Would You Remember Me” in un dormiveglia irreale, mentre alcune fasi si evolvono in drones che nella loro continuità e apparente tranquilla immutabilità sono invece turbati da sonorità spurie, dissonanze e modulazioni, come in “Elegy For Water”.

Le prime (e uniche) parti ritmiche si trovano dalla metà di “Scattered Memories”, il brano che dà il titolo alla raccolta, e che forse è quello che è più significativo della visione dell'artista, tra passato e futuro, che poi non sono così lontani.

A seguire la notturna “Ladan Dead End” che ripercorre nuovamente spazi oscuri, poi i suoni sporadici e minimali di “Fever”, le corde suggestive di “Greeting to Eartfire”, e in chiusura, come una camminata lenta e cadenzata, “Fluid”.

Un ottimo lavoro, da sentire tutto di seguito (cosa rara oggi), destinato a non rimanere solo, visto l'impegno di Saba Alizadeh anche come catalizzatore della scena elettronica di Tehran e dell'Iran, tramite il suo progetto “Noise Works” col quale riunisce e organizza altri musicisti, con performance e eventi correlati.

L’album su Bandcamp

Roberto Cagnoli