ANIMA, ANIMAE

No, non è una novità, sono alcuni mesi che è uscito, ma ne scrivo ora, ad estate passata. In questo tempo il nuovo disco di Thom Yorke, “Anima” , mi è maturato, come una buona uva da vino, ed è pronto ad essere l’oggetto di queste parole.

Esce pochi mesi dopo la soundtrack del remake di “Suspiria”, che ho trovato bella ma a tratti dispersiva e troppo lavorata, ritoccata: qui invece c'è la spontaneità e l'imperfezione perfetta che fluisce nel lavoro a due – ricordiamo che Nigel Godrich è il produttore, coautore e alter ego sul palco di Yorke.

E si comincia.

Piccoli suoni frenetici sovrapposti a note stese, l’uso della parola, della voce, come iterazione ritmica, pezzi di techno messi di traverso, storti, fuori posto. Poi alle volte si apre, la voce respira sul suono compatto dello sfondo che si fa primo piano.

E’ un disco pop come ce ne dovrebbero essere, con le strutture armoniche e ritmiche attraversate da una solidità instabile, che richiede attenzione, cura, non è il disco che ascolti mentre fai altro, questo ti racconta dentro, specie nei brani quasi parlati, come “Down Chorus”, con la voce sui bassi sinusoidali, quello che assomiglia a un pianoforte, in sottofondo, e arpeggi stonati.

Quello che colpisce poi sono le prevalenze sonore, gli equilibri sbagliati che funzionano, gli accostamenti tra loop di chitarra acustica che sfumano in blips da videogame e strascichi di comete.

Il giro di basso new wave ’80 di “Impossible Knots” ci trasferisce con la sua ossessione e un finale di violini fintissimi nello spazio amniotico di “Runwayaway” , tra chitarre in reverse, frammenti vocali, sequenze di synth, una batteria spappolata che inciampa, un pianofortino che ogni tanto sbuca da sinistra, si parte e ci si ferma, non è un viaggio e nemmeno un sonno disturbato , o un sogno, ma un dormiveglia sfuocato.

Non vale lo skip dei brani, dove finisce il primo comincia il secondo e così via, l’uno dietro (dentro) l’altro, passano velocemente e ne vorresti ancora, ma niente, è così, quando finisce c’è un vuoto.

Le distopie, citate spesso come ispirazione, sono piuttosto sguardi sulla realtà con pensiero cosciente, un prendere atto della situazione e non immaginare ma percepire.

E’ l’inizio dell’autunno e questo è il suo suono, la sua voce.

Il disco ha il suo corrispettivo nel cortometraggio uscito in contemporanea e del quale è parzialmente colonna sonora. “Anima”, in streaming su Netflix, è un percorso fisico tra metro e spazi urbani, diretto da Paul Thomas Anderson.

Thom Yorke LIVE ANIMA in Frankfurt 2019

Roberto Cagnoli