IL SUONO DELLE SFERE

Bene, siete degli ascoltatori incontentabili, vi piacciono le sperimentazioni, l’avanguardia, ma tutto vi sembra vecchio e superato. E anche lo streaming vi ha già stancato, del ritorno al vinile non se ne parla, i CD sono roba da autogrill, e ora?

E ora la musica ve la fate da soli e ve la ascoltate. E’ vero, ci sono decine e decine di software e di app che producono suoni, organizzano sequenze, tagliano e incollano, fino alle sale prova virtuali, ma quello di cui parlo oggi è da un’altra parte, è un non-luogo, uno spazio dello spirito e dell’udito.

Binaura è un collettivo di creativi che producono installazioni multimediali in ambiti  di arte contemporanea, workshop, software, scrittura di codice e produzione di oggetti elettronici interattivi.

Hanno creato un app chiamata SphereTones, dalla grafica minimalista in bianco e nero, per creare musica straordinaria gestendo pochi elementi, delle sfere appunto (in realtà dei cerchi neri) che producono suoni.

La installate e alla partenza c’è un tutorial di cinque schermate che vi dà alcuni suggerimenti d’uso e poi solo uno schermo bianco, SOLO uno schermo bianco e nessun suono. Ma niente paura, appoggiate un dito sullo schermo e compare un cerchio nero con sette spicchi corrispondenti ad altrettanti suoni. Spostando il dito sullo spicchio si sente il suono che sarà riprodotto dal cerchio.

A quel punto potete “suonare” la sfera semplicemente spostando il dito dal centro verso l‘esterno e vedrete un cerchio come un orbita e un pallino nero più piccolo che comincerà a rimbalzare sulla superficie della sfera, producendo il suono che avete scelto. Tanto più vi siete allontanati dalla sfera quanto più sarà lungo l’intervallo tra un suono e il successivo. E’ possibile continuare ad aggiungere pallini sonori a distanze diverse e quindi creare delle poliritmie già interessanti.

Ma se fosse solo questo non vi avrei scomodato a leggere: intanto si possono aggiungere sfere con suoni diversi in ogni posizione dello schermo, che non finisce nello spazio che visualizzate ma si estende oltre, sempre bianco e vuoto, in attesa delle vostre sfere risonanti.

E’ possibile zoomare in avanti o indietro aggiungendo un riverbero che aumenta allontanandosi, restituendo un reale senso della profondità dello spazio in cui si opera.

Lo zoom rivela tre tipi di visualizzazione: la “Node View” è quella generale dove si vedono le nostre sfere, e dove, spostandoci possiamo fare suonare o nasconderne alcune creando composizioni inaspettate. Inoltre le sfere sono visualizzate circondate da triangoli unifilari pulsanti a tempo di musica.

Ingrandendo la vista (Rhythm View) si vedono le sfere con le loro orbite e con i pallini rimbalzanti che è sempre possibile modificare o cancellare. Lo step successivo è la “Pitch View” che consente di cambiare la tonalità del suono prodotto dal singolo pallino. Non essendoci una quantizzazione i vari timbri scelti si sovrappongono in pattern sempre diversi e basta anche un piccolo spostamento a modificare la composizione.

Tutto qui? Certo, ma non è sicuramente poco, bisogna provare a perdersi nel bianco e nella musica, con il senso di spaesamento dell’infinito e la certezza che nessun altro (nemmeno noi, a dire il vero…) sentirà mai quella musica in quella forma a meno che non tocchiate il piccolo quadrato in alto a destra, che, divenendo rosso, vi segnalerà che la registrazione è iniziata: e quindi la vostra creazione potrà essere salvata su un cloud o spedita come allegato di un messaggio, per condividere con qualcuno una porzione del vostro spazio bianco.

http://www.binaura.net/spheretones

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Roberto Cagnoli