RESIDENZA E RESILIENZA
Torno sull'argomento musica + altro, l'altro l'ultima volta era la parola, questa volta l'accoppiamento è con ballerini e video. Ovviamente non una novità ma, oltre a presentare un ottimo esempio in tal senso, prendo spunto per trattare anche gli argomenti del titolo.
L'occasione si è presentata alla fine di luglio, quando un artista video, Salvatore Insana, conosciuto "virtualmente" in precedenza per altri incroci artistici, mi invita ad una prova del suo spettacolo/performance durante una sua residenza artistica presso il Teatro Cantiere Florida a Firenze.
Ho partecipato altre volte a prove “aperte” e sono rimasto sempre affascinato dal conoscere un poco più a fondo la costruzione dell'atto e percepire i meccanismi creativi (o credere di percepirli).
Questa volta è stato ancora più interessante perchè alla fine della prove – non siamo ancora nella fase definitiva ma quasi - c'è stato un proficuo scambio di idee, sensazioni, consigli, tra i pochissimi privilegiati spettatori e gli artisti.
La performance – no spoiler – è costruita sulla danza di due ballerine-performers, un commento sonoro e una proiezione video ed è tracciabile su percorsi orizzontali circolari, spazi immateriali definiti dalla luce astratta della proiezione e sostenuta da ricercate e mai banali sonorità verticali.
Il nucleo di tutto questo è Dehors/Audela, ovvero Salvatore Insana (videomaker, fotografo e regista) e Elisa Turco Liveri (performer e coreografa), coadiuvate nella messa in scena da Serena Malacco (performer) e Giulia Vismara (live electronics), la cui musica contribuisce in modo concreto alla composizione dell'insieme corpi/movimenti/video, con sfrigolii, inserti minimali, piccoli frammenti, schegge cristalline, brevi loop ritmici reiterati e scomposti, live sampling con utilizzo in diretta di suoni di scena.
E' una musica che lascia ampi spazi di silenzio, dove il silenzio è parte importante della composizione, così come il buio contrapposto alle geometrie di luce.
Questa scelta è assolutamente funzionale all'estetica della performance che mantiene un equilibrio costante e fluido tra le parti: non c'è un ordine gerarchico e ogni artista incastra la sua interpretazione del tema – il titolo è “Endless Ending Process” sul degrado dei materiali sottoposti a sforzo, in questo caso dei materiali umani ovvero corpo e mente – con rigore e con compartecipazione.
Da qui la resilienza, ovvero la capacità di assorbire l'energia dovuta agli urti attraverso eventuali deformazioni e, per esteso, dalla meccanica alla psicologia, la persistenza alle avversità dell’essere vivi.
La performance è assolutamente da vedere e da sentire, per cui seguite il link alle pagine del progetto per essere aggiornati sui luoghi e le date di rappresentazione.
Della resilienza alla residenza, con un banale gioco di assonanze, per evidenziare una situazione della quale non ero a conoscenza e cioè l'utilizzo delle residenze artistiche come spazio per mettere a punto uno spettacolo: scorrendo le pagine del web si trovano moltissime offerte generalmente in forma di Call For Artists tematiche e inoltre da quanto ho appreso si utilizzano spazi come in questo caso specifico il Teatro Cantiere Florida, grazie alla disponibilità della direttrice artistica Angela Torriani Evangelisti, in momenti di pausa della programmazione consueta.
Da qui una riflessione su come sia possibile che ad una crescita esponenziale di spazi sotto utilizzati o abbandonati e di grandi dimensioni, penso alla quantità di capannoni ex industriali, e anche spazi di proprietà pubblica, si debba ancora sottoporre gli artisti a questa specie di nomadismo anziché facilitarne lo sviluppo alleggerendo la fatica (ritorna la fatica) della parte logistica e organizzativa per lasciare leggera e costruttiva l'intenzione artistica.
Il sito di Dehors/Audela con approfondimenti sui loro lavori
Il video promo di “Endless Ending Process”: