PAROLE E MUSICA
Bene, a questo giro parlo di un atto performativo che esiste da secoli, direi anche da qualche millennio, ovvero la narrazione accompagnata dalla musica. E’ vero, non è una grande scoperta, ma ultimamente (parlo per Firenze e dintorni) sta avendo una rinascita e un rinnovo nella forma.
Il reading, la lettura di brani o di poesie durante la presentazione di libri, oppure in occasione di eventi tematici nelle librerie e nei caffè ha più o meno funzionato in questo modo: c’è la preminenza del testo e della parola su un sottofondo musicale prevalentemente innocuo (è un sottofondo). L’incontro è quindi dominato dalla parte letteraria e alla musica viene lasciato il ruolo di comprimario, applausi, grazie, ah dimenticavo alla chitarra (al pianoforte, all’arpa celtica, inserite lo strumento che preferite) Mario Rossi, salatini, prosecco e via.
Lo scostamento fondamentale avviene quando la performance del lettore/autore/scrittore si struttura come complementare a quella musicale: intanto cambiano i rapporti di volume acustico, si avvicinano e si affiancano, poi la lettura, (lo stile della), diventa affine ad un recitativo attoriale, con scelte precise di tonalità e intonazione, l’importanza degli spazi, dei pieni e dei silenzi, con l’espressione e l’espressività che si accentuano.
E poi c’è l’interazione con la musica, che può essere punteggiatura ma anche scontro di voci, dialogo sonoro importante che definisce e ridefinisce il testo.
Gli strumenti acquisiscono consistenza perché la loro voce appoggia la parola; delle volte non sono neanche più strumenti , sono le pietre sfregate e amplificate, sfrigolii elettrici, i borbottii e i mugugni di un free sassofono, la voce stessa filtrata e rimandata indietro.
E allora si moltiplicano gli eventi letterari, mai come oggi, nell’epoca del malfunzionamento semantico, dell’uso di parole a basso costo, di grammatiche in liquidazione, di vocabolari bignami,con le parole pensate per essere lette che invece diventano orazione, voce, e subito interazione con la musica, che a sua volta diventa descrizione contrapposta.
E a Firenze, ma credo e spero anche altrove, nascono e crescono collettivi, associazioni, nuclei, che fanno della parola (e spesso con altre arti) il loro focus ma che non tralasciano mai di incrociarsi con le musiche come StreetBook Magazine, che parte dalla parola scritta, la estrae e la espone, tridimensionale, con le grafiche live e la musica, oppure Fumofonico che fa della parola, anche improvvisata, un progetto di gruppo da diffondere non solo nei caffè letterari ma ovunque (open mic e slam-poetry come plus), e poi Firenze Rivista, che raccoglie le pubblicazioni cartacee e online e le ripropone in un festival, ancora tra letture e musica, o ancora altri in divenire come (attenzione: autopromozione) il neonato festival-di-un-giorno "Partes Extra Partes".
E quindi continuiamo così, a raccontarci storie.
Qui un video di Fumofonico: