EPIFANIE #01

Era il 1975. No, forse il 1976. Bah, insomma, avevo intorno ai sedici anni e, curioso e potenzialmente alternativo, con altri amici cercavo di passare un sabato pomeriggio come tanti.

Qualcuno aveva visto un volantino (cit. “porzione cartacea di forma rettangolare contenente informazioni relative ad un evento”, niente eventi facebook), riguardante qualcosa tipo manifestazione alternativa, mercatino alternativo, musica alternativa (l'ho detto che eravamo alternativi) che si svolgeva al Parterre.

Apro una parentesi: il Parterre di Firenze, in piazza della Libertà era ben diverso dal simmetrico padiglione circolare rosso pompeiano che vediamo oggi. Fungeva da centro per le esposizioni, in particolare la Mostra dell'Artigianato ed era un agglomerato di multipli baraccamenti e superfetazioni che coprivano tutta la superficie ora liberata e che, visto dall'interno, visitando le esposizioni, non era percepito come tale, complice la destinazione di mostra mercato, che tra flussi ininterrotti di visitatori e stand di tutte le tipologie, contribuiva all'illusione.

Ma torniamo al sabato del 1975 – o 1976: avevamo già un interesse per musiche eccentriche, il qualcuno di qualche riga sopra dice che c'è Mario Schiano al Parterre e “ti piacerà”, e poi è gratis e a sedici anni gratis era una delle migliori parole che si possano sentire.

Entriamo negli spazi, utilizzati solo in parte, che sembravano come abbandonati di fretta a causa di una catastrofe ignota, tra qualche banchetto di magliette, libri e poster autoprodotti e parecchia desolazione.

Una batteria, altri strumenti appoggiati e un po' di sedie davanti erano invece dedicati alla performance musicale. Aspettiamo e mi guardo in giro: post woodstockiani di ritorno, barbe cubane, alcuni dall'aspetto creativo subito etichettati come musicisti, e poi un tipo in abito completo, tra il beige e il cammello chiaro, giacca/camicia/cravatta, stempiatura importante: assolutamente fuori posto, penso, chissà, è della Questura a controllare, forse; sparisce e poi torna, insomma sembra un impiegato di uno sportello di banca o di un ministero.

Aspettiamo ancora e ad un orario indefinito il batterista comincia a scaldarsi sui tamburi, rullo, crash, prova prova prova, ok. Dai.

Intro, suonano con piglio, tra cavi, microfoni, bottiglie vuote, le custodie degli strumenti, bene così, la sezione ritmica ritma e prepara gli appoggi giusti, la gente che gironzolava un po' annoiata attirata dalla musica si avvicina, i post woodstockiani accennano mosse di ballo ieratico.

Manca qualcosa però.

A fianco, defilato, arriva l'impiegato di banca, si slaccia un po' la cravatta (corta larga, anni 70, come poteva essere altrimenti?) raccoglie un sax contralto dalla custodia e comincia a suonare, note larghe, il groove è quello giusto e i compagni di suono assecondano.

Il tema del brano enunciato, ripetuto, comincia a sfaldarsi, il sax vibra, l'ottone trasfigura, rimodellato da quel signore in giacca/camicia/cravatta, vecchio ai miei occhi di sedicenne, giovane e nuovissimo alle mie orecchie.

Visione, passione e flusso di stridori e fastelli di note in discesa. Mi si apre un corridoio nella mente ed esco da un’altra parte. “Mi piacerà”.

Mario Schiano - sassofonista – 20/07/1933-10/05/2008

Integro con un estratto video della trasmissione di RaiUno “Adesso Musica” – anno 1974 - durante la quale Mario Schiano, leggermente attonito, presenta e cerca di spiegare al conduttore e agli ospiti, presumo giornalisti musicali, un video che illustra un brano del suo ultimo disco. I commenti al video (che per inciso non è un capolavoro) ma soprattutto alla musica “difficile” di Schiano, con la perla del “…mi sembra jazz” del barbuto commentatore vale la visione.

 

Roberto Cagnoli