Liber matrum - Priskila

 

Non lascia mai il suo giaciglio. Immersa nella disperazione. Sdraiata sul pube di Notte, gli occhi socchiusi, lamine, linee di luce flebili e strette che chiedono il buio. Immobile, con un peso oscuro al posto del petto: il tradimento del Giorno dormiente. Priskila rivive in ogni menzogna per punire l’imbroglione. Priskila è la giustizia, la bestia sterminatrice che caccia selvaggiamente il bugiardo nell’atto inesorabile di estorcere, dalla sua bocca lorda, la Verità. Priskila appare al traditore per mostrargli, nei suoi stessi occhi, il male che dimora nel suo cuore. Per soffocarlo di dolore e infine rivelargli la sua vera natura. Priskila è essa stessa uno specchio e tutti gli specchi. Vive nell’iride di tutti noi, dimora nell’immagine falsa che ognuno crea di sé stesso e si palesa solo nel momento in cui quella lastra riflettente viene spezzata. Si riprende tutto Priskila, senza pietà. Senza alcuna compassione. Con una letale lucidità. Non ha bisogno di armi perché la Verità l’assiste e la cattiveria serve solo a mostrare la bellezza di Priskila – che porta in sé quella della Verità – in tutto il suo crudele splendore. 

 
 
priskila.png
 
 

Tutto ciò avviene esclusivamente nella testa di Priskila, ornata da lisci capelli del colore del buio, conficcata nel sesso di Notte, in una perpetua masturbazione che le rende possibile l’incanto di esistere ed essere contemporaneamente in ogni luogo che abbia un’immagine da specchiare. L’immagine che torna all’immagine per distruggerla. 

In quel suo talamo ombroso e pieno di energia nera Priskila sta accasciata come morta, senza potersi alzare e senza poter dormire, senza poter vivere se non nel momento della rivelazione degli altri negl’altri. La disperazione le ha levato la forza e Priskila piange lacrime di pece che s’intrecciano alla chioma, che le coprono il corpo e le ferite, che l’avvolgono di dolore morbido e rassicurante. Nel dolore e nell’odio è la sua stagione e il suo motivo d’esistere, e in essi si esaurisce e muore. E rinasce e muore nuovamente, all’infinito.

 

Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti