Liber matrum - Lalat

 

La prima figlia dei sogni di Notte è pura evanescenza. Il suo corpo traslucido la restituisce all’altrui sentire come una visione spumosa. La si vede scivolare nel blu del mare di notte, da vera Ofelia, fin nelle profondità da cui non è possibile risalire. La si scorge nei sogni. Nel manto sottile, lo spazio d’inconsistenza che separa il mondo materiale dall’immateriale sconfinato e invisibile. La membrana. Dove soggiace il silenzio: nel vuoto.

 
 
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La sua consistenza filiforme, di veli eterei sfilacciati attorno alle membra, somiglia a un vento. Il suo sguardo mesmerico trapassa le cose. La sua sostanza impalpabile incarna perfettamente la sua voce fina, delicata. Le ombre fluttuano dal capo santo e avvolgono tutti i fili dell’universo, le coincidenzeche di norma siamo soliti ignorare. 

È apparsa ad antichi Re e Faraoni, ha ispirato poeti e seminatori di vergogne, si è lasciata inseguire da menti geniali, da entità straordinarie e ha accarezzato l’ultima lacrima di sonno della Notte prima che le s’aprissero le palpebre e finisse l’onirica esistenza d’ogni cosa. Esiste da sempre Lalat, la prima figlia, la madre dei sogni, progenitrice dell’incubo, meretrice ch’ammalia. Ella, lo spirito. L’oscurità che comprende e nobilita l’oscuro. E nell’eternità senza tempo discende nell’abisso, come per tornare a casa, disperatamente, senza mai fermarsi.

Cosa stia cercando, nella sua dimensione unica, solipsistica e intoccabile, nessuno può saperlo. Neanch’ella lo sa, come la Notte non sa di giacere nel letto del Dì e crear l’universo sognando. Così Lalat è sempre in cerca, s’immerge, sprofonda, e solo chi anela alla profondità assoluta può avere la fortuna di vedere questo spettro exquisitus. Un’apparizione che non è possibile dimenticare.

 

Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti