Liber matrum - Manana Touzarzai
Manana è una bambina. È sempre stata e sarà sempre una bambina. Non vive nel tempo. Non vive nello spazio. Non vive nella realtà. Non vive nemmeno nei sogni o nello sterminato invisibile. Non vive. Non è mai nata e non morirà mai. Manana è poco più che un’idea.
Eppure, è una bambina, Manana Touzarzai. Più precisamente Manana è una neonata, ha l’essenza di un essere costantemente nella fase iniziale della vita. Manana è eterna. In effetti Manana è un paradosso. Esiste antiteticamente all’immagine delle cose. Se le cose esistono solo quando le si può in qualche modo percepire, Manana non esiste. Manana non è percepibile in nessun modo, mai. Nonostante ciò, esiste comunque. Sovvertendo l’ordine delle cose. Manana non vive ed è la vita stessa. Non è mai nata e non morirà mai, tuttavia, è la nascita e la morte, nella loro forma più autentica.
Manana Touzarzai probabilmente viene prima della Notte. Viene prima della genesi: l’amplesso di Notte e Dì. Viene prima dei sogni di Notte: il concepimento di tutto ciò che esiste. Presumibilmente resisterà alla fine di ogni cosa. Quando Notte riaprirà gli occhi, per lasciare che tutto scompaia, Manana sarà l’unico ente rimasto. E non è detto che persino Notte e Dì non vengano risucchiati, in quel sogno finito, assieme all’universo intero. Non è detto che Manana Touzarzai non sia proprio l’inizio e la fine di tutto. Dio o il suo angelo messaggero: il braccio di Dio. Niente è detto sul conto di Manana e nulla è possibile dirsi se non che c’è: Manana Touzarzai è l’essere nella sua forma più pura. Si trova in tutte le cose? Dimora ogni esistenza?
Sì e no.
Manana è una bambina. Un paradosso. In quanto tale non ci è dato di spiegarla in alcun modo. Non ci è concesso di percepirla né di comprenderla, eppure Manana è: più di ogni altra cosa, esistente o meno.