Liber matrum - Hime
L’alleata. Hime rappresenta il legame.
Uomo e donna. Buio e luce. La profondità dell’abisso più assoluto che si unisce al più alto e irraggiungibile dei cieli. Il brutto e il bello. L’oriente e l’occidente. Ciò che si può e ciò che non è possibile fare, vedere, credere. La casa e la strada. La tana e l’esterno. Vecchio e bambino. Il sesso, Hime è nel sesso. Nell’unione si manifesta. Enorme e minuscola. Può nascondersi dietro un granello di roccia scheggiatosi dal monte e apparire come la montagna stessa e su di essa distendersi coprendola interamente per ricongiungerla a quel granello come all’universo intero in un solo gesto, semplice e complesso. Riassume tutte le strutture dell’esistenza e del pensiero e del vuoto. Si compone di tutte le forme possibili, immaginabili e non. È composta di frammenti di ogni entità che le ricoprono il corpo come un mosaico in perenne metamorfosi.
Hime spiega con la sua presenza che tutto è legato, che ogni ente è parte del tutto e inscindibile da tutti gli altri enti. Lo spiega con la tenerezza dei cuccioli che, appena nati, possono vederla come una minuscola luce, poggiata su ogni cosa. Soprattutto sulle cose invisibili. È lei che dona le prime visioni a quegli occhi ancora vergini.
Hime è la maga dei neonati perché è intercedendo con loro che si esprime nel modo a lei più naturale, è nella purezza di quegli sguardi ciechi e onniveggenti che rivede se stessa. Perché i neonati – siano essi foglie, cuccioli d’elefante o brevissimi sogni nati da un pisolino – sono i suoi figli, simulacri dell’alleanza tra due entità, del legame che intercorre tra gl’opposti. Nella natività Hime prospera e vive per sempre, circondata da ciò che è appena venuto al mondo ed è già e ancora morto.