CREPUSCOLARE - Sei sempre stata un cigno bianco che tergiversa sulle sue zampe pinnate

Sei sempre stata un cigno bianco che tergiversa sulle sue zampe pinnate

Sei sempre stata un cigno bianco che tergiversa sulle sue zampe pinnate. Ti sei sentita un po’ ingombrante, tra quelle pareti d’ombra. Hai adocchiato i gabbiani che vibravano l’aria e penetravano le increspature dei mari perigliosi, e ti sei detta che tu, tu sei come Livingston, non c’è dubbio. Hai aperto le ali maestose più volte quel giorno e più volte le hai richiuse nella notte che sembra non avere mai fine.

Sei sempre stata un cigno bianco che tergiversa sulle sue zampe pinnate

Hai sentito subito che lo spazio concessoti non era sufficiente per l’intera tua apertura alare, ma non hai ceduto. Dalla cima della tua torre-gabbia, indolente, hai osservato le cose che passavano davanti ai tuoi occhi belli: il sole, le nuvole, il cielo azzurro, il cielo grigio, il cielo arancio e il cielo blu, la luna e gli altri tuoi fratelli e sorelle, che non restavano mai e mai sono rimasti.

Sei sempre stata un cigno bianco che tergiversa sulle sue zampe pinnate

Ricordi bene il giorno in cui hai capito Jonathan. Guardavi il volo continuo di tutte quelle anime danzanti nel fuori, ripetevi, sussurrando, le parole dei canti che avevi sentito molte volte dagli altri. Hai serrato, nello stesso istante, ogni tuo collegamento, anche fisico, con l’esterno. In un respiro sei stata, tutta te, riportata all’aria e al volo, sulle acque infinite e le isole – come nèi sulla pelle liquida del mediterraneo – e hai capito cosa sei.


Testo: Andrea Cafarella

fotografie: martha micali


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti