Bestiarius immaterialis - Skltru

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La pelle sottile – come un velo leggerissimo, molle e trasparente –, poggiata su un groviglio disordinato e illogico di ossa, disvela un’immagine mostruosa: una scultura senza organi interni e senza cavità esterne in cui accogliere la luce, l’aria, i suoni; un ammasso caotico di materiale: cartilagini, protuberanze di carne, sangue che scorre senza alcuna via da seguire, spinto da un muscolo deforme che funge da cuore; e ossa bianche e nere e grigie e ingiallite dal tempo, o inverdite dalla cancrena prima che diventino nere, o rese rosse da chissà quale infezione o sconosciuta malattia. E in fondo che cos’è la malattia se non una delle possibili condizioni del corpo? E se, piuttosto che anomala, quella stessa condizione risultasse come la prassi del corpo? Alla fine, cos’è la malattia se non una possibilità di cambiamento? 

E quest’essere, senza forma – considerato, dagli altri esseri che possono muoversi nello spazio, al pari di una roccia – non avendo alcun modo per comunicare con ciò che sta al di fuori di lui, si nutre di malattia e comunica attraverso di essa. Cambia con la malattia, evolve, comunica. Ogni osso rotto ha un significato specifico: aforistico. Ogni sfumatura di colore sotto la sua pelle inconsistente è una parola e una frase e un canto muto. Ogni taglio e ferita sulla parete epidermica si compone come la punteggiatura nel periodare sopraffino delle sue intenzioni. Ciascuno di questi suoi segni racchiude un unico senso specifico: la volontà astrale del disordine. Così le entità illuminate dal prezioso dono di poter vedere oltre il visibile, dinanzi a quest’opera d’arte immateriale s’immobilizzano, ipnotizzati dalla perfezione e dai segni misteriosi della lingua immane dell’universo, dai significati mostruosi e perturbanti del caos.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


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