Bestiarius immaterialis - Formiche mentecoltrici
Non fosse che per il capo, il corpo sproporzionato di alcuni esemplari di questa rarissima famiglia di imenotteri sarebbe in tutto e per tutto simile a quello delle altre formiche: la testa, infatti, supera di ben sei volte la dimensione del corpo, impedendo all’insetto di zampettare, men che meno di volare altrove, al di fuori della propria tana: un palazzo profondissimo, fatto di terra, che si tramuta in roccia dopo il giusto tempo. Un castello di cunicoli, troppo stretti per consentire il passaggio alle pochissime elette che giacciono nella «sala» centrale dell’edificio terroso. Poggiate sull’enorme testa, con disciplina ferrea, si dedicano all’unica attività alla quale possono dedicarsi: pensare. Esse sono artigiane del pensiero, dell’uso della mente. Coltivatrici instancabili del ragionamento. Vivono da parassite: un gruppo di esse si sacrifica: non evolveranno mai al livello delle altre sorelle e si occuperanno del nutrimento, del benessere e della sicurezza dei preziosi esemplari sviluppatisi nel culto dell’inazione e del puro atto di ascoltarsi. La pratica della contemplazione.
Ogni nidiata avrà quindi delle formiche prescelte – pochissime, a volte nessuna – idonee alla suprema attività che contraddistingue la loro razza, capaci di sentire la vocazione e, contemporaneamente, il peso – come una condanna – del compito perpetuo che le aspetta per l’intera durata dell’esistenza. Così, senza che nessuno glielo ordini e senza concordarlo con le altre, spontaneamente, la formica mentecoltrice si abbandona al silenzio accanto alle sorelle più grandi. Segue la sua vera natura.
La mente superdotata di queste formiche, dopo una lunga attesa creativa, arriva a trascendere quel corpo immobile e, legandosi ai pensieri delle sorelle e a quelli d’infinite altre entità disperse nell’universo – sempre di più, col tempo e al crescere della propria testa e del proprio spirito –, unificandosi telepaticamente a ogni stralcio, ogni scheggia di significato esistente, forma pensieri giganteschi, senza scopo né funzione; senza mai chiedersi se tutto ciò sia frutto di un interiore fantasticare collettivo o di un effettivo viaggio nel Tutto, senza confini, che giunge di certo alla Verità.