Bestiarius immaterialis - La turupia
Superare i propri limiti significa andare oltre il proprio corpo e le possibilità spirituali della propria anima. In questo caso parliamo di un’entità illimitata, infinita, che alcuni chiamano paura, che ha nome turupia. Si tratta di un puntino minuscolo, insignificante, il cui corpicino difficilmente è possibile percepire per chicchessia, come un frammento d’aria o una particella di una goccia d’acqua. Eppure essa ha una voce possente e un linguaggio che si sprigiona in onde persistenti e continue. S’annida al limitare degli organi atti alle funzioni auditive o, dove non presenti, a quelli preposti alla funzione sensoriale più importante dell’essere in questione. Come per i funghi, nei quali s’incunea tra le fibre; o come per le rocce, tra le cui striature si slunga; oppure per le lumache, alle cui antenne s’appende – comoda in ogni luogo e in ogni tempo.
Appare, senza preavviso, senza un richiamo, senza alcun motivo; e resta presente: un lamentarsi incessabile con la funzione, per la turupia, di un continuo consiglio, un riflesso di ciò che essa sente dentro, e della sofferenza proveniente dai corpi esterni e arriva con una forza esiziale alla sua sensibilità stupefacente, allo stato allucinatorio in cui traspare al suo sentire pure ciò che è invisibile.
Essa è la turupia, la signora di tutte le angosce, la madre di ogni timore. E risulta insopportabile, quasi sempre. Accostata alla tortura, alla violenza, essa piuttosto è l’aiutante, l’amica di ogni entità, concreta o meno, presente o passata o futura, essa è lo specchio, essa è l’acqua che disseta la bocca fiduciosa di esseri illuminati che sanno di poter bere di quell’acqua pura, di poter ascoltare quella voce, quel canto languido, e ritrovarsi e sapere tutto e vedere tutto e finalmente superarsi e arrivare oltre ogni limite.