Bestiarius immaterialis - La balenottera solitaria
Somiglia a un pesce e a un cetaceo e a una balena, anzi, è una balena, quindi un cetaceo: mammifero marino. Eppure non è uguale a nessun altro essere della sua specie. Essa differisce in un'unica caratteristica essenziale: il suo canto è inaudibile. Nelle profondità oceaniche nuota e dimora e dorme a metà. Al fondo del mare si appropinqua come all’unico fratello. Poi si slancia al cielo maestoso per rifiatare e di nuovo verso l’abisso ricade morbidamente accanto ai suoi simili, tutti diversi.
Il suo verso maestoso raggiunge le frequenze inudibili dei canti degli altissimi, arriva all’universo e dialoga col tutto, anche se nessuna entità può avvertirne il suono. Per questo motivo la balenottera solitaria non è in grado di comunicare con alcun essere se non con il cosmo intero, che essa però non sente né sentì mai rispondere. Così vive una solitudine triste e placida. Una solitudine che ormai le è d’uso e di cui non potrebbe davvero fare a meno, seppure il suo istinto la spinga al richiamo. E il suo canto risuona nel baratro acquatico, nell’eterno silenzio disteso sul fondale marino. Le onde sonore che dalla sua enorme bocca si propagano arrivano ai confini di tutto e toccano pinne e squame e braccia e rocce e destini inconoscibili che si aggrappano a quel suo canto invisibile, mutandone il suono – come una parola fuori dalle righe cambia tutto il significato del testo – dando equilibro al fluire di tutte le energie che regolano il meccanismo dell’universo, e se mancasse, questa minima increspatura del linguaggio complessivo del tutto, sarebbe interamente caos, interamente inizio e fine, sublime disarmonia dell’esistente, miscela in subbuglio di ciò che esiste e di ciò che potrebbe esistere.
E così, da sempre, la balenottera è sola, e canta per qualcuno o qualcosa che non vedrà mai, e crede e vive e in essa è segreto il mistero dell’eccezione e del suo senso assoluto.