Bestiarius immaterialis - La lepre sincera

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Ha le orecchie a punta e il manto morbido che termina in un batuffolo spumoso: la coda. Zampette anteriori corte e quelle posteriori lunghe e rannicchiate, pronte al salto. Occhi neri paralleli che guardano trecentosessanta gradi di esistenza attorno a lei. Il naso protuberante fiuta la presenza altrui a centinaia di passi di distanza, prima che la sentano anche le orecchie e il corpo tutto si ponga sull’attenti per controllare la sicurezza, la certezza di non cadere in trappola, di non divenire preda. Eppure, la lepre sincera è destinata all’estinzione e alla morte, a essere cacciata, catturata e mangiata. Poiché, quando la lepre sincera avverte il pericolo, seppure il suo istinto sarebbe quello di nascondersi e fuggire, ella permane immobile e all’avvicinarsi del cacciatore, ad egli si affida.

Si avvicina docile, la lepre sincera, mostra il petto bianco e lo offre ai predatori, di qualunque specie essi siano. Si offre in dono volontariamente.

Con questo gesto riconquista la libertà: se il cacciatore azzanna e squarcia, il suo cuore è felice e impavido si abbandona all’amore della morte e al piacere del sacrificio. Succede poi, alle volte, che il cacciatore, commosso dal gesto della lepre si fermi, rifletta, osservi il manto lucido e morbidamente mosso dal soffiare placido del vento. Succede che il cacciatore s’allunghi verso la lepre e ne accarezzi il corpo caldo. Succede che le sue protuberanze, scivolando sul naso e poi sulla piccola testa, gli trasmettano qualcosa d’insensato e fondamentale. In fine, succede che il cacciatore risparmi la lepre e la custodisca, si prenda cura della sua libertà e del suo benessere.

Succede che il cacciatore impara dalla lepre il valore della fiducia e si scorda di uccidere.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


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