Bestiarius immaterialis - Il sottogatto

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Tutto al contrario, sente il sottogatto. 

Si dice dei gatti che possano comunicare, contattare il regno dei morti. Si dice che siano un passaggio, un portale per il mondo immateriale. Ed ecco svelato perché, non del tutto a torto, circolino queste leggende su questo nobile animale. Sotto ognuno di essi vive una creatura simile, anzi, del tutto identica, che però non ha arti ed è invisibile ai più. Esattamente all’altezza del ventre di ogni gatto esistito ha dimorato un sottogatto. I due esseri, vissuti in simbiosi, condividono fisicamente solo un lembo di pelle all’altezza delle mammelle. Il sistema neuronale è unico, attraversando i corpo, hanno quindi gli stessi pensieri e le stesse emozioni, diciamo, le sentono entrambi quantomeno; sono e non sono lo stesso animale, in un certo qual modo oscuro. 

Perché il sottogatto è animale a sé, ed anzi opposto. Se il gatto è propenso all’essere addomesticato e alla convivenza pacifica con altri animali, il sottogatto vede sempre del male, ovunque e vorrebbe, in uno scatto, recidere la carne a tutti gli esseri cui passa di fianco. Se il gatto è pigro e ama dormire, il sottogatto è sempre all’erta e non dorme mai tranquillo, per paura di essere attaccato durante il sonno. Riposa prima un occhio e poi l’altro, vedette alterne della paura, nel buio. 

Il sottogatto tuttavia non ha quasi mai il controllo degli arti, pertanto, deve sottomettersi a dei comportamenti e delle dinamiche – attuate dal gatto con cui condivide i nervi, cui è legato dalla carne – che trova disturbanti come una tortura. In quei momenti il sottogatto riesce nell’unica cosa di cui è capace: ascendere allo spazio d’inconsistenza in cui è possibile percepire visibile e invisibile, vivi e morti, luci e ombre. Quando ritorna in sé la paura lo divora, perché per un istante ha perso il controllo, e la sua rabbia gli consente di comandare, per qualche tempo, gli arti del gatto e graffiare, soffiare, correre via leggero sui cuscinetti morbidi e callosi, sotto le zampe pelose del suo alter ego.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti