Bestiarius immaterialis - Chincavo
Non è affatto semplice riuscire a scorgere il chincavo nell’atto di volare. Non è facile, in assoluto, vedere chiaramente e da vicino un esemplare di chincavo. Sembrerebbe quasi che questo uccello odi volare e odi la compagnia. Oppure che non sopporti semplicemente l’idea di farsi scrutare da indiscreti occhi di altra razza. Eppure, in queste supposizioni, falsate da una conoscenza insufficiente, riposa un barlume di verità. Effettivamente il chincavo odia la compagnia e non ama volare. E soprattutto non sopporta d’esser guardato, lo detesta. Tuttavia, non è questo il motivo che porta questo uccello a essere così diffidente da evitare di essere visto, in particolar modo durante il volo.
Le sue ali brune tagliano le correnti di rado perché durante la sua attività più importante, il chincavo non potrebbe mai utilizzarle. Il suo becco dorato non può muoversi nel corso dello svolgimento della sua principale facoltà. I suoi occhi onnicomprensivi, poi, rappresentano il centro della suddetta capacità; il dono della natura, dell’universo, a questo grosso predatore del cielo; pertanto non possono servire ad altro che a compiere il gesto, il movimento, l’abilità che rappresenta il senso della sua esistenza.
Il chincavo aspetta e assorbe. Restando immobile su una rupe nascosta, accoglie l’unicità del tutto. Si ferma su una roccia sporgente. Prende a respirare, lungo lento e profondo. Chiude gli occhi gonfiando le penne che ha sul becco. Resta così, appollaiato davanti alla vallata per ore intere; poi, nel tempo di uno spalancarsi di ciglia – un istante sentito, presente – spalanca gli occhi e riceve nel respiro la sapienza, la conoscenza dell’attorno atemporale. Senza considerare il Tempo, il chincavo riconosce la storia del luogo in cui si trova. E quindi gli spostamenti delle sue prede, i suoi, e il suo stesso futuro. Poiché respira il presente, l’adesso.