Bestiarius immaterialis - Il cercopiteco fausto
Gli occhi: due pozze nere profonde come il nulla, fisse in avanti, perché il cercopiteco fausto non cerca, egli trova. La sua visuale è fissa, immobile sull’avanti e sull’adesso. È un primate simile a molti altri, ma una variazione genetica non gli permette di spostare lo sguardo, le sue pupille restano immobili sulla direzione che la testa decide di prendere. Il suo capo tondo è l’unico a comandare le sfere circolari che sbucano sopra il naso: tenere, luminose. Così il cercopiteco dovrebbe essere, a rigore di logica, indifeso, impossibilitato a controllare la sua destra e la sinistra e l’alto e il basso. Facile preda dei rapaci che sorvolano il cielo e dei veloci cacciatori del buio e della luce, sulla terra. E cosi è, almeno all’apparenza.
Non sono in molti, in effetti, e non lo sono mai stati, gli esemplari di cercopiteco fausto, seppure, al contempo, non sono mai stati nemmeno decimati o vicini all’estinzione, a furia di essere uccisi da questi fantomatici predatori in cerca di carne, in cerca di una preda indifesa nelle difficoltà della natura selvaggia. Se prendessimo uno spazio e un tempo ben definiti, ci accorgeremmo che l’incidenza di assassinii ai danni di queste scimmie è incredibilmente bassa, minima, inconsistente. Si potrebbe perfino dire che nessuno degli abili carnivori che potenzialmente andrebbero ghiotti della sua carne riescano davvero a cacciarlo, il cercopiteco fausto. E non si nasconde; da animale privo di timore quale è, oltre che privo di strumenti per avvertire il pericolo, chiaramente.
Il cercopiteco fausto, essenzialmente, gode di una fortuna sconfinata e illogica, quasi divina, una buona sorte che può sovvertire l’ordine degli eventi e manomettere la casualità dell’universo. È un imbroglione, in sostanza. C’è chi pensa che i predatori vengano addolciti da quegli occhi grandi e amorevoli, belli. No, vorrebbero sbranarli, se solo gli capitassero a tiro. Eppure ogni morso poi sembra tirato al vento, ed è facile cadere in terra o preda della follia, nel tentativo di inseguire il cercopiteco fausto. Sarebbe meglio rinunciare, e spesso, in effetti, succede che il predatore famelico ha già incontrato in precedenza un esemplare di cercopiteco e non ha voglia di perdere tempo e rinuncia – a volte la fame non lo consente, certo, e in quel momento non so se è la fortuna di quella scimmia a farlo desistere, oppure egli abbandona per timore di essa. Fatto sta che il cercopiteco nemmeno s’accorge del Male, non vede le fauci della morte, mangia, dorme, s’arrampica sui rami più alti, vive, qui e ora, e tutto il resto lo lascia oltre il confine dei suoi occhi tondi, grandi come Tutto.