Bestiarius immaterialis - Il bautto
Il volto: lastra lucente e colorata senza profondità.
Il corpo: immagine evanescente custodita nel pensamento.
Entità che levita, cui sembra nulla si frapponga al contatto con la terra. Solo aria e spazio. Eppure aria non v’è e spazio non sussiste, poiché la materia invisibile che lo compone, esiste, seppur visibile – e vista – solo dal bautto stesso. Non è possibile attraversarne la materialità, seppure solamente al tatto si palesa. Se quindi si provasse a intercettare la nuca del bautto, intuitivamente, immaginandola a partire dagli occhi vuoti, fori del suo volto, di quella sua maschera, unica parte del suo corpo percepibile allo sguardo; vi si toccherebbe proprio la cervice e si potrebbe continuare, seguendo la spina dorsale e poi la forma degli arti e si potrebbe avvertire la peluria e persino – concentrandosi – il battito del cuore e l’ampliarsi e restringersi dei polmoni a ogni lungo respiro.
Il bautto è una creatura meditativa. Lo si può incontrare nelle grotte profonde, dietro le alte cascate, nel fitto dei boschi, ove, con il suo perpetuo attendere, esso sacralizza i luoghi che abita.
Il bautto è un’entità falsa, come tutte – come tutti.
Il suo scopo irraggiungibile è la conquista della Verità, ed essa è ciò che insegue, cercando nei labirinti della propria anima, trascendendo, scomparendo totalmente. La sua meta è chiara: smascherarsi. E nella sua esatta natura è però la maschera, l’apparenza, la finzione. L’impossibilità di raggiungere l’autentica nudità delle intenzioni.
Il bautto scava nel suo essere strappando un velo dietro l’altro. Una porta di menzogne che ne nasconde un’altra che ne custodisce una nuova. Bisogna che conosca la porta per aprire quella successiva; e questo è un processo lento, costante, essenziale. Soprattutto: il bautto può guardare attraverso le porte solo dopo aver sconfitto qualsiasi aspettativa al riguardo di cosa incontrerà: nulla, nulla di nuovo – tutto, tutto quanto già conosce, il suo stesso essere.
E – lo sa anche lo stesso bautto – non esiste una Verità da conseguire, essa coincide con la sua stessa ricerca. Per questo il bautto non smette mai di aspirare ad essa con applicazione incondizionata, nella consapevolezza di non poterla mai possedere e nel gesto paradossale di cercarsi comunque, e perciò: Essere.