Lezioni di Pianoforte

fotografia di Carlo Zei

 

Lunedì:

"Non mi piacciono più le principesse!"
"Da quando?"
“Da oggi. Ora mi piacciono i Ninja".
"Bene. Allora scriviamo una canzone su un Ninja."
"Sì!"

Pausa.

“Un Ninja femmina!"
"...va bene"
Pausa.
"Scriviamo una canzone su una principessa Ninja!"
La adoro.

 

Venerdì:

"Per me te sei più brava di Mozart".
Il giorno che prenderanno coscienza sarò fottuta.

 

Venerdì, ancora:

Finalmente la prima pagina del Bona. Dopo qualche minuto di lettura interrogo la bimba su cosa abbia capito riguardo chiave di violino, “tagli addizionali”, note, pentagramma e suono.
Risposta: "alle note che escono dal pentagramma viene tagliata la testa oppure la gola".

Il Bona è un libro iniziatico

 

Lunedì:

L'allieva quattrenne del lunedì è diventata cinquenne. Di conseguenza ha innalzato il suo grado di genialità già molto spiccato buttandola nel misticismo. 

Oggi mi ha salutato così:
"Ricordati che gli zingari sono pianisti in piedi."
"Pianisti in piedi!" Ha poi fatto eco.
Chissà…

 

Cosa succede a dare lezioni di pianoforte a maschi:

Gli chiedi di fare un esercizio e:
"Lo vedi il braccio steso?
"Sì"
 "È la strada"
"La vedi l'altra mano che lo attraversa?"
"Sì"
"È l'incrocio."
"Lo vedi ora il braccio come si alza?"
"Sì"
"È il grattacielo"
"E lo vedi il dito medio?"
"..."
"È l'antenna!"
Beh, questa, devo dire, mi mancava.
Credo che Bach verrà a trovarci in anticipo.

 

Lunedì:

Oggi ultima lezione di piano dell'anno con il genietto del lunedì.
Per salutarci, abbiamo scritto una canzone che lei ha deciso di chiamare: “Porretta Terme – il marrone birichino”.
"Il marrone birichino era amico di Arlecchino
Era invidioso dei suoi colori
voleva essere anche lui uno degli splendori
Invece era solo marrone
come la criniera di un leone
Così una notte per dispetto
prese il problema di petto
Si appuntò sui vestiti di Arlecchino
e ne diventò il paladino
Scappò di fretta
e si rifugiò a Porretta
Andò alle terme
e si sentì un verme
Diventò tutto bianco
e si sentì molto stanco
Così, disse:
Sono diventato sbiadito
proprio come un bandito!"
Grazie Giulia, sei stata uno dei regali più belli del 2015.

….

Ho appena spiegato a un mio allievo di piano di poco più di dieci anni cosa sono le biscrome.
Non credo ci abbia capito molto, del tempo.
Lui mi ha poi raccontato di una bambina della sua classe che suona il violoncello di cui è molto innamorato, descrivendola nei dettagli a occhi chiusi.
Io non credo di averci capito molto, dell'amore.

 

Venerdì:

"Per imparare le scale e le tonalità è importante comprendere le alterazioni, ovvero i diesis e i bemolle. I tasti neri, per intendersi".
"Ah, ho capito, come nella vita, per restare in equilibrio bisogna spostarsi".
Allievi filosofi, io vi temo.

….

Ieri ho fatto sentire al mio nuovo allievo cinquenne una semplice scala di Do.
Lui, socchiudendo gli occhi e annuendo con la testa ad un ritmo sempre più intenso, esplode con:
"Sì, sì, sì... Lo conosco questo pezzo!"

E vabbè, io lo amo già.

 

Venerdì:

"Sai, ho ascoltato il tuo disco per ore".
Una botta di narcisismo mi invade il cuore
"...e la terza mi piace molto. Vorrei impararla".
Il terrore irrompe in me. Non so da che parte rifarmi, forse non la ricordo neanche.
"Poi mi piace anche la sesta e quella che fa: c'era una volta..."
Ha continuato così per dieci minuti poi ho capito: allievo maschio decenne e ruffiano che sa già come fare a lusingare una donna, stordirla e perdere un quarto d’ora di lezione.

….

Drrrriin.
"Pronto?"
"Si, salve, vorrei informazioni per alcune lezioni di piano."
"Sì, prego, mi chieda pure."
"Volevo sapere le sue disponibilità"

"Bene. Posso darle del tu?

"No."

Sicuramente la mia disponibilità non ha niente a che vedere con la sua.

 

La parte astratta del musicista:

Quella che fa credere a tutti che tu, nella vita, non stia facendo assolutamente niente.

A tutti quelli che sapendo che in qualche modo ti occupi di musica ti dicono che "stanno per concludersi i provini di Amici" e forse dovresti andarci, ci sarebbe da rispondere che per trovarsi una storia d'amore autentica stanno per iniziare quelli di Uomini e Donne.

 

Riassunto della realizzazione del disco:

Il produttore: "tu non capisci niente di musica!"
Io: "menomale".

 

In sala d'attesa del comune di Prato, il sette di agosto:

Tra un bambino cinese che batte una ginocchiata, un altro che strilla, una signora che si lamenta del meteo sventolandosi con i propri dati anagrafici, e due ragazzi di colore che flirtano, se il tuo smartphone ti abbandona, forse avresti modo di pensare a un sacco di cose.
A me, invece, in attesa di rinnovare una carta d’identità scaduta nel 2012, è venuto in mente soltanto che quando ero piccola, molto piccola, i miei genitori mi portarono da un esorcista.
Esattamente, i miei genitori portarono me e mio fratello da un esorcista.
Non ho mai saputo bene perché, voglio pensare che fosse la classica scelta di una famiglia meridionale, incuriosita dalla presenza del parroco nella chiesa del paese. Fatto sta, si narra -e l'ho scoperto in età tardiva- che l'Egregio mise una mano sulla testa di mio fratello e avvertì i miei che di lì a poco avrebbe avuto un grande mal di pancia. Ripeté il gesto sulla mia fronte e dichiarò che un giorno sarei stata una musicista.
Mal di pancia.
Musicista.
In fondo non sono diagnosi così distanti.
Come si fa oggi a definirsi qualcosa? In base al guadagno? Alla soddisfazione? Al riconoscimento? Come si può rispondere, con chiarezza, alla domanda: "professione"?
Suono da quando ho memoria e da prima di avere la capacità di farlo, ad occhi chiusi su un tavolo, simulando un pianoforte, inventando canzoni su mia nonna insieme a mio fratello. Suonare è un'attività straordinariamente ordinaria per me, eccezionale forse solo nel momento in cui la condivido. Tuttavia, suonare non ha solo a che vedere con gli strumenti musicali. Ha più a che vedere con il lasciarsi attraversare e con l'attraversare mondi. Con l'appassionarsi. Con il mal di pancia, appunto.
In sala d'attesa del Comune di Prato, il sette di agosto, realizzo che un giorno potrò essere un meccanico, coltivare cavoli, addestrare cavallette e il tutto con grande passione. Ma, oggi, almeno oggi, l'esorcista ha avuto ragione.
"Professione?"
"Musicista. "

 

Un giorno, in cucina:

Con mia madre che stirava e il gatto che dormiva sulla sedia ho deciso che era tornato il momento di andare via di casa.
E ho cambiato casa.
Per l'indipendenza, per la solitudine, soprattutto per scrivere canzoni.
Oggi, in cucina con mia madre che stirava e il gatto che dormiva sulla sedia ho finito di scrivere una canzone.

Come mi trovo da sola, ultimamente, scrivo canzoni.
Vengono a trovarmi orizzonti, storie, personaggi che sussurrano nella fessura del tronco di un mio giorno qualsiasi.
Poi se ne vanno.
Eppure, come mi trovo da sola, ultimamente, scrivo canzoni, e non sono affatto sola.

 

Il precariato è zen:

Avere 29 anni, trovarsi a fine mese senza un soldo, fare un disco, in uno studio lontano, raggiungerlo con la propria Y bianca del '97 che neanche i contrabbandieri più loschi, un tempo avevo anche uno sportello grigio sulla macchina bianca e mi fermavano tutte le volanti e, dicevo, raggiungerlo, lo studio, ma soprattutto, tornarne indietro.
Con la spia rossa minacciosa dal casello di Valdarno fino a Prato, quanti chilometri saranno, ti chiedi, e quanto durerà la riserva, rispondi ancora con una domanda. Controlli quanti chilometri saranno, ti chiedi, e quanto durerà la riserva, rispondi ancora con una domanda. Controlli Google maps: 62 km. Bene, la riserva se non mi sbaglio copre 60km. Molto bene. Saranno i due chilometri più lunghi della mia vita.
Frughi in borsa, ringrazi di essere la madre del caos, la madre di ogni big bang, schivi la pioggia di filtri straripati in borsa, le cuffie annodate, la ciliegia marcia, lo scontrino sbiadito, il rossetto sciolto al sole, il costume bagnato e li trovi: cinque euro spiccioli in monete di rame.
Firenze sud. Benzinaio. Cinque euro per favore, e già mi guarda male. Finito, apre la mano, scarico le reliquie ramate della mia borsa nel suo palmo destro. Mi guarda peggio.
Parto. Sospiro. Posso finalmente accendere lo stereo. E il casello adesso come lo pago? Non lo pago, e spero ancora di essere il sogno erotico di almeno cinque casellanti che mi hanno chiesto il numero negli ultimi anni. Altro che la comodità dalla quale sfuggire per rifugiarsi in decine di libri sulle filosofie zen per combattere l'ansia e imparare a vivere nel presente. Evviva la scomodità della Y bianca e il precariato, che ti regala momenti di piacevole terrore creativo che sgombra la mente.

 

Valeria Caliandro

Valeria Caliandro