Luciano Berio - Scritti sulla musica
Con questo libro si possono fare molte cose. Ad esempio sprofondare nella nostalgia per un'epoca nella quale l'Italia riusciva ad esprimere compositori di fama mondiale che imponevano le loro idee e venivano invidiati ovunque per la loro capacità di rinnovare il linguaggio musicale contemporaneo (io l'ho fatto). Oppure ammirare la soprannaturale lucidità di pensiero che Luciano Berio possedeva, non solo quando costruiva le proprie opere, ma anche quando si sedeva ad un tavolo per scrivere i saggi che qui troviamo raccolti (ho fatto anche questo). Una chiarezza di pensiero tale da meravigliare il lettore. Mi spiego, procedendo nella lettura mi è sembrato di avere assunto una pozione magica che mi facesse percepire tutto in modo netto : linee di sviluppo nella storia della musica da Richard Wagner a Karlheinz Stockhausen, concatenazioni e giochi di rimandi nelle ricerche italiane più moderne da Luigi Dallapiccola a Bruno Maderna, percorsi intricati delle sperimentazioni di avanguardia esplose all'inizio del Novecento su scala planetaria, da Anton Webern a John Cage. Tutti questi scenari si sono stagliati nella mia mente con piena concretezza, come sopra una vasto schermo ad alta definizione. Non certo merito delle mie conoscenze, né delle mie capacità ermeneutiche, tutte magie della sapienza di Berio, della sua consapevolezza storica, della sua abilità di rileggere la tradizione in una chiave molto personale - da creatore di forme sonore che si è misurato in prima persona con i temi di cui tratta- disegnando un paesaggio nitido senza bisogno di evocare arcaici misteri o impronunciabili segreti.
Mentre leggevo questi interventi mi è sembrato di avvertire una vibrazione di fondo, la presenza di una forza speculativa orientata verso uno scopo. Come se il compositore scrivesse in vista di un approdo, pur nelle incognite del viaggio. Una sorta di fiducia che qualcosa di prezioso alla fine dell'avventura si troverà. Tale vocazione ottimistica (per un autore di oggi, collocato in mezzo alle macerie della modernità, più difficile da ritrovare) in questi saggi resiste e conforta il lettore appassionato.
Ultima osservazione. Se devo indicare un testo che mi è particolarmente piaciuto, a cui ho ripensato anche molto tempo dopo la lettura, suggerisco il gustosissimo Grazie per la magnifica fase del 1969. Una recensione che Luciano Berio confeziona come un dono avvelenato in risposta al sulfureo, indimenticabile libro Fase seconda del critico musicale Mario Bortolotto. Qui il linguaggio è particolarmente brillante, l'attitudine ironica, ma i contenuti assai taglienti sotto la glassa caramellata. Un breve e magistrale esempio di scontro tra autore e critico. E' sufficiente la presenza di un saggio come questo - squisito e polemico- a rendere luminoso l'intero libro.
Luciano Berio- SCRITTI SULLA MUSICA
Giulio Einaudi Editore – 2013