Potere/musica - Joy Division : Unknown Pleasures

IMG_20201108_150002.jpg

Mi sono scontrato ad intervalli regolari di tempo, sprecato, vissuto disordinato, con solo una parvenza di minimo guadagno in termini di utile e piacevole schermo al disastro del mondo. Lo scrivo senza alcuna reale soddisfazione. Mi sono scontrato a distanza di anni, con la saggezza in aumento, con lo smacco dell’esperienza polverizzata, mai salvata, sempre sperperata nelle maniere più impreviste, nel fiore degli anni e poi nella dissipazione degli anni mi sono scontrato con la morte di Ian Curtis. Era stato un divo della mia adolescenza di sognatore incallito, abitava un santuario mio privatissimo di spiriti guida, divinità musicali alle quali mi ero volontariamente assoggettato. Un culto di ragazzo nervoso, irritabile per una incertezza del proprio posto dentro il mondo confusionario e ancora indefinito nei rischi e nelle premiazioni.

Mi aveva colpito lo spessore antiretorico della musica. Così essenziale, prodotta come il rumore di una fabbrica dello struggimento senza fronzoli, con giovani protagonisti già incredibilmente scaltri e delusi, con tutte le geometrie dei battiti al posto giusto, le scansioni esatte che suggerivano la necessità soprattutto di trovare una misura alla propria volontà di espressione. Una novità inusitata giunta dopo le esplosioni/divagazioni del rock progressivo – che pure amavo e mi pareva un confine insuperabile – e dopo la rabbia no future del punk. L’innovazione è sempre possibile. Basta soffrirla e non imitarla. Il gesto, l’esempio, contano. Una grande lezione. Mai messa in pratica fino in fondo, sempre venerata nel chiuso di qualunque fallimento, presente e futuro.

IMG_20201108_150309.jpg
Stefano Loria