Origami # 7 - Tomoko Sugahara
Avendo avuto la fortuna di vedere come Tomoko Sugahara realizza i suoi quadri, ho avuto modo di comprendere che i suoi lavori sono fondamentalmente fatti di tempo: sono infatti costruiti sull'accumulo di moltissime stesure di colore sovrapposte attraverso i giorni, le settimane, i mesi. Un procedimento lento, un processo dominato dalla calma e dalla serenità dell'azione di Tomoko. Lei affronta la complessa operazione di sviluppare le proprie opere con un animo tranquillo, disposta ad accogliere gli incidenti che verranno, gli errori da correggere, le atmosfere da trovare e da modellare, senza preoccupazioni eccessive. Invidio molto questa sua capacità di lavorare attraverso il Tempo, perchè io invece quando dipingo sono sempre tormentato da una fretta soprannaturale, mi sembra di perderlo il tempo mentre lavoro, mi pare di essere prigioniero di un piano inclinato, mi sembra di precipitare.
Tomoko ha invece trovato da sempre un ritmo naturale, direi quasi biologico, con cui mettersi in rapporto all'atto di dipingere. E' giapponese, quindi sono sicuro che in qualche spazio della sua mente riposa l'arte di tracciare il segno calligrafico, con un movimento continuo – apparentemente istintivo - che deve portare a compimento l'immagine meditata. Ma direi che Tomoko Sugahara ha creato una espansione di questa arte calligrafica, portando l'immagine ad un estremo ampliamento, con il risultato di non creare opere fitte di segni, ma al contrario, spazi pittorici dilatati, così leggeri da sembrare vuoti (anche se invece accadono tante cose in questi ritagli di tempo concentrato). Correnti, linee che tagliano l'orizzonte, flussi, visioni cosmiche, piccoli fenomeni ottici vengono evidenziati quasi fossero dettagli di gigantesche galassie in movimento. Una pittura di processo, regolata da meccanismi molto delicati, avventure in cui l'estro del momento, l'improvvisa accensione dell' azione deve poi sempre confluire in un attento bilanciamento dei piani espressivi. Con un paradosso finale: l'accumulo delle lavorazioni, dei gesti, delle stesure, delle dinamiche, porta ad una visione tutta ferma, tutta dedicata alla contemplazione di un cristallizzato universo.