Due
Quando a una lezione di filosofia domandò perché si facesse tutto questo parlare di duplicazione e mai di centuplicazione, la domanda cadde nel vuoto. Il professore non rispose o forse rispose senza rispondere.
La risposta la trovò tempo dopo nel libro di uno scrittore francese, il quale confessava che, se nei suoi romanzi parlava sempre di triangoli, era perché della coppia non era stato in grado di dire niente di interessante. Nessuno lo era stato.
Era un'epoca di centuplicazioni, di elefantismi, eppure loro due, come altri, portavano avanti una sfida al numero due, che era il vero numero sacro. La coppia, doppia impossibilità kafkiana, sguardo di Dio che illumina e uccide. Questo era il numero due, in quell’epoca. Scivolare nelle centuplicazioni o nell’Uno, strade sempre aperte, che chiamavano dal motorino, come sirene, e che però lui rifiutava, chissà poi per quale motivo.