Brochure for an (in)Existentialist Hotel
The architect signed off on his drawings long ago, and stored the files somewhere good and dark.
“Infinte closet space!”
Hotels, like palm trees and people, have their destined lifespans.
Nothing left but shadows in theses crazy, chaotic rooms with bare walls, partially carpeted floors, mirrored elevators that never reflected on anything or anyone, frozen in time, immobile in their tenebrous shafts.
“The mattress, though firm, packed plenty action.”
Who would stay here, were it still possible to book a suite? The former reception desk languishes in some dusty flea market. The receptionists form a ghostly mirror-infinity of faces, but only in the minds of those who think about such things. Are you one of them? A receptionist, that is, or someone who thinks about phantom receptionists.
“The bathroom was impeccably clean, and warm.”
The vast void of the lobby is the gaping mouth of a cannibal galaxy, a Black Hole from which no guest, flesh or wraith, can escape.
“Free fizzy water in the MiniBar.”
The penthouse's Revolving Restaurant is a beacon that flashes uselessly over an abandoned city too near a broken reactor, submerged and made uninhabitable by melted polar icecaps.
The guests trapped inside the structure are dark as well, but only on the outside. Within them remain traces of human warmth. Think of them. Let not their light be extinguished.
“Ample free parking in the basement.”
***
Dèpliant per un hotel (in)esistenzialista
L'architetto ha da tempo firmato i suoi disegni per poi depositarli da qualche buia parte.
“Qui mi sento coccolata.”
La durata di vita di un hotel, come quelle delle palme e persone, è questione di destino.
Non restano che ombre nelle stanze pazze, caotiche, dalle pareti spoglie, pavimenti parzialmente tappezzati, ascensori specchiati che non hanno mai riflettuto su niente o nessuno, immobili nei loro vani oscuri.
“Il dispositivo automatico lustrascarpe nei corridoi è un vero plus.”
Chi alloggerebbe qui, anche se fosse ancora possibile prenotare una suite? Il banco dell'accoglienza langue in qualche polveroso negozio della carità. I volti degli addetti alla reception formano un infinito arcobaleno grigio nelle menti di persone che pensano a cose del genere. Sei uno/a di loro? Un addetto, si intende, oppure una persona che pensa a fantasmi accoglienti.
“Materasso duro ma non rigido.”
“Che lusso non dover stirare gli abiti da festa.”
Il vasto vuoto della hall è la bocca spalancata di una galassia cannibale, un buco nero dal quale nessun ospite di carne o ectoplasma può fuggire.
Il ristorante panoramico roteante all'ultimo piano è un faro che sfavilla inutilmente sopra una città abbandonata, ubicata troppo vicino a un reattore difettoso, sommersa e resa inabitabile dallo scioglimento delle calotte polari.
“Da qua sopra si riesce a vedere l’apocalisse.!”
Pure gli ospiti intrappolati nella struttura sono scuri, ma solo all'esterno. Dentro di loro rimangono tracce di calore umano. Pensali. Non lasciare che la loro luce si estingua.