PhotoMat at the Final Hotel

"Hello, have you lost a PhotoMat machine lately?"

The Night Porter sat up in the cot behind the Reception Desk and shot a bleary look at the digital clock on the counter: 3:17. "What're you talking about?" he said, and then remembered. "There used to be one in the lobby, but it disappeared. I thought whoever'd put it there it had repossessed it."

"Well yeah, you're listed as the last place where it was in service. Do you want us to bring it back?"

"Uh, guess so. Where are you?"

"At the cemetery."

"What'd they want a picture machine there for?"

"That's the whole point. They don't want it here. They said, take it away back to wherever it came from, and where it came from is your hotel."

"It's not my hotel." The Night Porter sighed and stretched. He'd never get back to sleep, at that point. "But sure, bring it."

A van pulled up outside the Kranepool as dawn rose over the hills just beyond town. The Night Porter went to the revolving door, and saw two men get out of it. They wrestled a small cabin with a gray cloth curtain for a front door onto a dolly. The Night Porter banged on the glass, motioned for them to go around to the service entrance.

Shortly after the workmen had re-installed the machine at its former spot between the ground-floor phonebooths and bathrooms, the Night Porter clocked out for the day.

When he punched in again the next evening, he went to have a look at the PhotoMat. The machine felt warm, as though someone had recently had their pictures taken in it. He patted its metal side.

'Welcome back,' he said, wordlessly. 'What were you doing in a freakin' graveyard, anyway?'

As if in response, the PhotoMat dumped a small sheaf of glossy paper strips into the image reception cage on the lower left-hand side of its facade. The air dryer started up, like the wind on a gusty day at the beach.

The Night Porter looked them over. 'So that's where all our pictures end up,' he thought.

The machine hummed, but it wasn't clear whether it meant, that's right, or, nope.

***

La FotoMat dell'ultimo hotel

"Buonasera, per caso avete perso un apparato FotoMat?"

Il portiere di notte si alzò a sedere sulla brandina dietro il banco della reception e guardò la sveglia digitale. Erano le 3,17. "Che cavolo dici?" disse, e poi si ricordò. "Ce n'era una qui nella hall, ma è sparita. Credevo che chiunque l'avesse messo lì se la fosse ripresa."

"Infatti siete l'ultimo posto in cui era in servizio. Volete che ve la riportiamo?"

"Ehm, suppongo di sì. Dove sei?"

"Non lontano da dove sei tu, al cimitero."

"Perché volevano una macchina FotoMat proprio lì?"

"Appunto. Non la vogliono. Mi hanno detto di riportarla là dovunque era venuta, ed è venuta dal tuo hotel."

"Non è mio, l'hotel." Il portiere di notte sospirò e si stiracchiò. Non si sarebbe riaddormentato, a quel punto. "Ma portatela pure."

Un furgone arrivò al Kranepool mentre sorgeva l'alba da dietro le colline appena oltre la città. Il portiere di notte andò alla porta girevole e ne vide uscire due uomini. Tirarono fuori una capannuccia con una stuoia grigia come porta d'entrata. La misero su un carrello. Il portiere di notte batté sul vetro per indicargli di andare alla porta di servizio dietro l'hotel. 

Poco dopo che i manovali avevano rimesso la macchina al suo posto tra le cabine telefoniche e i bagni del pianterreno, il portiere di notte timbrò il cartellino e se ne andò.

Quando montò in servizio la sera dopo, andò a contemplare la FotoMat. La macchina era calda, come se qualcuno si fosse fatto ritrarre durante la giornata. Accarezzò la sua fiancata metallica. 'Bentornata,' disse, senza parlare. 'Che ci facevi, al cimitero?'

Come risposta, la FotoMat emise diverse strisce di carta patinata dentro la gabbietta al lato sinistro della sua facciata. Il fon fotografico si accese, come il vento di una giornata burrascosa alla spiaggia.

Il portiere di notte le guardò. 'Allora è qui che finiscono tutte le nostre immagini,' pensò.

La macchina vibrò, ma non era chiaro se intendesse dire, giusto, oppure, no.

matthew licht