The Quantum Hotel
The Night Porter often looked into the Dumpster behind the Kranepool before he came in through the Service Entrance and clocked in. One sultry twilight he recovered there a stack of glamour magazines from another space-time continuum.
‘Past visions of possible futures are always so poignant,’ he thought, as he leafed through the glossy pages. ‘Especially in the light of dystopian present reality.’
The world around the Hotel had gone quiet when a summer thunderstorm hit, hard.
Shocked by lightning from Supermodel imagery to duty, the Night Porter made an inspection round. “Don’t let the impending ecological disaster get a foothold,” was The Management’s policy.
No windows were broken, no electrical fires had started, but when he returned to the Reception Desk, the ‘phone rang. A guest in Suite 220 wanted to report a quiet particle on the 13th floor’s Southwest corner.
“That’s the Helmut Newton Suite,” the Night Porter said.
“Who cares what Suite it is?” the guest replied. “Get up there and tell ’um to stop dancing barefoot to no music.”
Newtonian physiques were always an impressive sight. The Be Right Back sign shimmered onto the Reception Desk.
The elevator trip was a sparkly transporter scene in Star Trek. ‘Possible side-effect of the storm,’ the Night Porter thought.
Strange silent vibes emanated from behind the Helmut Newton Suite’s door. He knocked quietly. As he was about to insert the pass-key, he thought, ‘Observation of events might influence them.’
Some force drew him in nonetheless.
Quantum mechanics allow supermodels to be in two unpredictable places at the same time. A flash in the past sticks to a patinated page until someone interferes. Supermodels careen into the present. Gravity bends time, light and space. Images are distorted on the Event Horizon, but there’s still time for a last desperate disco dance before the planet becomes the Black Hole it was destined to be since The Big Bang bonged out.
Dark matter took over.
Someone was binging the annoying little bell on the Reception counter. “There are nude women in the hallways,” the nightshirted guest said.
The Night Porter reluctantly opened his eyes. “And you’re complaining?”
***
L’Hotel dei quanti
Il portiere di notte sbirciava nei cassonetti dietro al Kranepool prima di varcare la porta di servizio per timbrare il cartellino. Di un afoso imbrunire vi raccattò una pila di riviste glamour di un’altra epoca.
“Le visioni di possibili futuri sono commoventi dalla prospettiva del passato,” pensò, sfogliando le pagine patinate. “Specialmente nella luce delle distopiche realtà del presente.”
Sul mondo attorno all’hotel era sceso il silenzio quando colpì una violenta tempesta.
Scosso dai lampi e tuoni da sogni di supermodelle, il portiere di notte fece un doveroso giro d’ispezione. “Non bisogna permettere all’imminente disastro ecologico di prendere piede,” era la politica de La Gestione.
Non c’erano finestre rotte, non erano scoppiati incendi elettrici. Appena tornò alla Reception squillò il telefono. Un gradito ospite nella Suite 220 reclamava di una festa tranquilla nell’angolo sudovest del tredicesimo piano.
“La Helmut Newton Suite,” disse il portiere di notte.
“Non importa che nome abbia,” rispose secco l’ospite. “Vai lassù e digli di smettere di ballare senza musica.”
I fisici Newton erano sempre un bel vedere. L’insegna Torno Subito apparve in un baleno sul banco della reception.
Il tragitto in ascensore era una scena di teletrasportatori di Star Trek. “Un possibile effetto collaterale della tempesta,” pensò il portiere di notte.
Strane silenziose vibrazioni emanavano dall’Helmut Newton Suite. Bussò piano. Quando stava per inserire la chiave universale, pensò, “Osservare eventi potrebbe influire sugli eventi stessi.”
Ma qualche forza lo tirò dentro comunque.
La meccanica quantistica permette alle supermodelle di trovarsi in due imprevedibili luoghi allo stesso tempo. Un bagliore del passato rimane imprigionato sulla carta patinata finché non interferisce qualcuno. Supermodelle vengono scaraventate nel presente. La gravità piega il tempo, la luce e lo spazio. Le immagini si distorcono sull’orizzonte degli eventi, ma rimane tempo per un’ultima sfrenata danza prima che il pianeta si contragga nel Buco Nero che era destinato a essere sin dagli ultimi clangori del Big Bang.
La materia oscura prese il sopravvento.
Qualcuno martellava sullo scocciante campanello del banco della Reception. “Ci sono donne nude nel corridoio,” disse l’ospite in camicia da notte.
Il portiere di notte aprì controvoglia gli occhi. “E Lei se ne lamenta?”