The Lonely Man Hotel
A fellow arrived alone in a town where he’d never been before. What he’d come for didn’t really matter, the fact was that he didn’t know anyone and needed a place to stay. His suitcase matched his budget. He looked around the train station square. Rain was on the way.
Lonely man hotels are usually built close to railroad tracks. They’re not tall structures. If they have neon signs out front, they’re either broken or their light has faded to the point of obscurity. Their message is short, and to the point: Lonesome stranger, even you can afford to stay here. In fact, this is where you belong.
The weary traveler entered the lobby, which seemed deserted. A man was hiding behind a newspaper at the reception desk. Little conversation was necessary: Sign the register, whoever you are, and take the key. You can settle your bill in the morning.
“Thanks,” the new guest said, and he meant it.
No answer was forthcoming. The receptionist, or whoever the man behind the desk was, went back to the ice hockey scores.
The elevator wasn’t working.
The room upstairs looked like a room. There was a framed picture of an abandoned farmhouse on the wall, and a permanently fogged mirror in the bathroom. The hanger bar in the closet looked sturdy, and it was fairly high off the floor. The lonely man put his suitcase down by the door, hung up his jacket, and went to sit on the bed. Daylight faded on the coarse-fabric curtains. He watched it go, and decided to skip dinner.
***
L’hotel dell’uomo solitario
Un uomo arrivò solo in una città dove non era mai stato prima. Non importava cosa ci era venuto a fare, non conosceva nessuno e aveva bisogno di un alloggio. Non poteva spendere tanto. Anche la sua valigia era di modeste dimensioni. Guardò attorno al piazzale della stazione. Era in arrivo la pioggia.
Gli hotel per uomini solitari si ergono vicino ai binari della ferrovia. Non sono strutture imponenti. Se hanno insegne al neon, sono rotte o sono diventate fioche al punto di oscurità. Il loro messaggio è breve: solitario straniero, persino tu puoi permetterti di stare qui.
Il viaggiatore stanco entrò nella hall che sembrava deserta. Un altro uomo stava nascosto dietro un giornale al banco della reception. Non erano necessarie chiacchiere: documento, pagamento, chiave.
“Grazie,” disse il nuovo ospite, ed era sincero. Ma l’addetto al reception o chiunque fosse non rispose. Tornò alle notizie dello sport.
L’ascensore non funzionava.
La stanza al piano di sopra sembrava una stanza. Alla parete c’era una foto incorniciata di una fattoria in rovina, e lo specchio del bagno era permanentemente appannato. La barra dell’armadio sembrava robusta. Il nuovo arrivato sistemò la valigia sul mobiletto accanto alla porta, appese la giacca sull’apposito gancio e andò a sedere sul letto. La luce del giorno andava svanendo dietro le tende di un tessuto grezzo. L’uomo solitario guardò arrivare il buio e decise di saltare la cena.