Behind the Scenes at the Old Ho’-Tel
A retired colleague writes from Oklahoma:
Hotels once had faces.
On the inside, strange new faces appeared daily, and flashed before the familiar ones at the Reception desk. My face was usually behind a special two-way newspaper in the lobby. My role in the Apache Lodge’s story was to prevent theft and protect the joint’s reputation (this cut both ways). The local Vice Squad was constantly on the lookout, mostly for potential graft. The Management wanted to hang onto their cut of the hotel’s various side-businesses. It was a cat-and-mouse game.
A system of signals existed. If a guest wanted company for the evening, he or she went to the lobby’s newsstand and asked for the latest issue of Sun Burn.
“Sorry sir (or madam),” the newsagent would say. “It hasn’t arrived yet. I’ll have it sent to your room.”
That was my cue to make a quick study of the guest in question, and figure out his or her taste in company.
The Apache’s clientele was diverse. The local population wasn’t, so it was up to me to decide who went with whom. Mistakes were made, of course, but the results were interesting. I missed my calling: I should’ve been a mind-reader instead of a hotel dick.
A fat photo file in my old office contained information on guests who’d been banned from the establishment for non-payment, creation of disturbances, destruction of property etc. There was another file for guests who rated special treatment.
These pictures are a smattering from the personal file I made to keep me company during retirement.
***
Dietro le quinte dell’Apache Hotel
Un collega in pensione scrive dall’Oklahoma:
Una volta gli hotel avevano volti.
All’Apache Lodge entravano nuove facce ogni giorno, e si presentavano davanti a quelle familiari della reception. Ero dietro le quinte, di solito dietro un giornale a due vie su una poltrona nella hall. Il mio ruolo era di prevenire furti e proteggere la reputazione della stamberga (nel bene e nel “male”). La buoncostume era costantemente all’erta per possibili tangenti. La gestione voleva tenersi la più alta percentuale possibile del ricavato dagli altri servizi offerti dall’albergo. Era un gioco tra gatto e topo.
Esisteva un sistema di segnali. Se un ospite gradiva un po’ di compagnia per la serata, andava all’edicola della hall per richiedere l’ultimo numero della rivista Sun Burn.
“Spiacente signore (o signora),” diceva a quel punto il/la giornalaio/a, “ma non è ancora arrivato. Se vuole, glielo faccio portare in camera.”
Studiavo l’ospite in questione per capire i suoi gusti.
La clientela dell’Apache era varia, la popolazione locale molto meno. Toccava a me scegliere chi poteva andare bene a chi. Sbagliavo di rado, ma quando sbagliavo era, diciamo, interessante. Sicuramente ho sbagliato mestiere: dovevo fare l’indovino anziché il detective d’hotel.
Nel mio vecchio ufficio c’era un grosso schedario di ospiti che erano stati banditi dallo stabilimento per pagamenti mancati, schiamazzi, danni ai mobili ecc. Un’altra scheda conteneva i dati di ospiti a cui era riservato un trattamento speciale.
Queste immagini sono un’infarinatura dall’album personale che ho compilato per tenermi compagnia negli anni della pensione.