Return of the Fotomat

Whoever'd wanted The Machine installed just off the Kranepool’s lobby by the elevators and public bathrooms got it mostly wrong, but occasionally right. Weeks passed when no one wanted an automatic portrait taken. Then came days when lines formed and The Machine overheated, wore out its chemicals and light-sensitive paper. 

Near-riots ensued. "Fix it!" "We want pictures!" "Get the fucker working or we'll wreck the place."

Whoever was on duty at the reception desk could only pin a timid hand-written "Out of Order" sign on The Machine's gray cloth curtain. 

On a quiet end-of-autumn night, the Night Porter found himself in need an up-to-date picture with which to renew his Driver's License. He never drove, didn't own a car, but felt the official ID connected him to the Real World outside the Hotel. 

Cars went by on the street. People in town still drove at night. They had places to go.

The Night Porter had nowhere to go until his shift ended. He "borrowed" a handful of coins from the Petty Cash safe, put the “Be Right Back” sign on the counter, and approached The Fotomat. 

He checked his appearance in the foxed mirror attached to its side. No one in Management had ever told him he had to dress a certain way while on Duty, but the dark suit, white shirt, more or less ironed, and perfunctory necktie felt appropriate.

'Should be appropriate for the Department of Motor Vehicles too,' he thought. He straightened his hair, which had grown rather long, and went to sit down in the lighted cabin. 

The coins went in. The lights flashed slowly at first, then became a blinding discotheque artillery barrage. The Machine had gone insane.

The pictures were no less crazy. "Thinking of you," was scrawled on the back of one. "Come home soon," on another.

The DMV would never accept them. 

The Night Porter returned the rest of the filched coins to the Petty Cash safe, paid back the others from his own pocket which had, he noticed, developed a hole. 

***

Ritorno al Fotomat

Chiunque abbia fatto installare il marchingegno nello spazio tra la hall, gli ascensori e il bagno aveva sbagliato ma anche azzeccato. Passavano settimane in cui nessuno voleva farsi un ritratto automatico, ma certe volte si formavano code e la macchina si surriscaldava, finiva le sostanze chimiche e la carta sensibile alla luce. 

Seguivano delle risse. "Riparatelo!" "Vogliamo immagini!" "Riparate il fottuto coso o spacchiamo tutto."

Chiunque era di servizio alla reception del Kranepool poteva solo attaccare un'insegna sulla tenda scorrevole della macchina: "Fuori Servizio".

Di una tranquilla notte di fine autunno, il portiere di notte necessitava di un ritratto per il rinnovo della patente di guida. Non guidava mai, non aveva la macchina, ma gli sembrava che quel documento fosse una connessione col mondo fuori dall'hotel. 

Sulla strada passavano macchine. La gente di città guidava di notte. Da qualche parte andavano.

Il portiere di notte non poteva andare da nessuna parte finché non finiva il turno. Si prese in prestito delle monete dalla piccola cassa, mise sul banco l'insegna Torno Subito e andò verso il Fotomat. 

Si esaminò allo specchio ivi affissato. Completo scuro, camicia bianca quasi stirata, cravatta: nessuno de La Gestione gli aveva mai detto che doveva vestirsi in un certo modo per il lavoro, ma gli sembrava appropriato. 

'Dovrebbe andare bene anche per la Motorizzazione,' pensò. Si lisciò i capelli alquanto lunghi e andò a sedersi nell'abitacolo illuminato a giorno.

Le monete svanirono nella fessura. Le luci lampeggiarano a una lenta intermittenza che presto diventò una raffica di fari da discoteca. La macchina era impazzita.

Le foto non erano meno lunatiche. "Ti stiamo pensando tanto," stava scarabocchiato sul retro di una. "Torna presto a casa," sul retro di un'altra.

La Motorizzazione non le avrebbero accettate mai.  

Il portiere di notte rimise nella piccola cassa le monete avanzate e rimborsò il resto da tasca sua. La tasca, notò, aveva sviluppato un buco. 

matthew licht