Unpaid Bills, part 4
The Manager named Umney hefted the “Unpaid Bills” folder and shoved it back into its slot on the shelf behind his big desk. “So, whudja find out?”
The Night Porter tried to look grave. “Not much,” he said. “Nothing, really.”
Manager Umney leaned back in his executive chair, put his hands behind his head, set his feet on the vast oaken plane before him. “That’s OK,” he said. “We already wrote off all these deadbeat cases as unrecoverable debt anyway.”
“Then why’d ya ask me?”
Manager Umney straightened a silver-framed photograph of his wife, if it was his wife, with a black wing-tip.
“I really shouldn’t tell you this,” he said, “but us executives gotta figure out what kinda people we’re bossin’ around here. You all break down…” Umney let the concept hang in the air for a moment. “…into categories.”
The Night Porter looked at a nudie calendar thumbtacked to a bulletin board. Didn’t seem too terribly executive, or even professional. What was it, he silently wondered, that distinguishes the different types of people managers like Umney ordered about?
“Behind door number three lies the resolution of your bafflement,” Manager Umney said.
His face had changed, somehow. Red blotches on his nose, eyelids and cheekbones stood out, as though unseen forces had switched on a light that glared beyond the normal hotel spectrum. “Go on.”
The Night Porter rose. Someone had taped a hand-drawn number 3 to a door that the Night Porter had assumed was the executive washroom.
A bucket, a mop and several plastic jugs of industrial-strength detergent were in there. They looked like they’d been waiting a long time for someone to open that door.
The Night Porter slumped. “I get the picture,” he said, wearily, and reached for the tools of stairwell cleanliness.
“You got it wrong,” Manager Umney said. “That skinny gray-haired girl in there is your date for this year’s corporate Xmas party. You don’t have to worry about stepping on her toes. Now get back to work.”
The stack of outdated interior decoration magazines was spread out on the reception desk, as though they’d been waiting for the Night Porter to return and study them.
***
Fatture non pagate
Il manager di nome Umney riprese lo schedario delle fatture non pagate e lo rispinse nella fessura sullo scaffale dietro la sua mastodontica scrivania. “Allora? Cosa sei riuscito a concludere?”
Il portiere di notte assunse una espressione seria. “Non molto,” disse. “Anzi, niente.”
Manager Umney si appoggiò allo schienale della poltrona. Mise le mani dietro la pelata e le scarpe nere sulla piana di querce davanti a lui. “Nessun problema,” disse. “Tanto abbiamo già cancellato quelle fatture come debito irrecuperabile.”
“E allora perché mi avete chiesto di indagarle?”
Manager Umney raddrizzò con la punta della scarpa una foto incorniciata d’argento di sua moglie, se infatti la donna nella foto era colei. “Veramente non dovrei dirtelo,” disse, “ma noi Gestori dobbiamo capire con precisione che tipo di gente abbiamo da comandare qui. E vi dividete tutti in delle determinate categorie.”
Il portiere di notte guardò un calendario di donne nude attaccato a una tabella di sughero. Non sembrava molto da esecutivi, né da professionisti. Che cosa distingueva le categorie di impiegati a cui tipi come Umney davano ordini?
“Dietro porta numero 3 troverai la risoluzione del tuo sconcerto,” disse Manager Umney. Il suo volto si era in qualche modo alterato. Spiccarono delle chiazze rosse che aveva sul naso, le palpebre e gli zigomi, come se una presenza invisibile avesse acceso una luce che emetteva bagliori oltre il normale spettro alberghiero. “Avanti.”
Il portiere di notte si alzò. Qualcuno aveva affisso un numero 3 disegnato a mano alla porta che aveva presunto fosse del bagno esecutivo.
Un secchio, un mocio e alcune contenitori di detersivi erano là dentro. Sembrava che aspettassero da tempo che qualcuno aprisse la porta.
Il portiere di notte si ammosciò. “Ho capito,” disse, stanco. Fece per prendere gli attrezzi della pulizia delle scale.
“Invece non hai capito niente,” disse manager Umney. “Quella tipa mingherlina dai capelli grigi sarà la tua compagna di ballo alla prossima festa natalizia aziendale. Non ti devi preoccupare di pestarle i piedi. E ora torna al lavoro.”
La pila di obsolete riviste di arredamento erano state sparse sul banco della reception, come se avessero aspettato che il portiere di notte tornasse per studiarle.