Hotel Kraneporn
When people stopped going to the movies, cinemas began a grim slide down a hot n’ slippery slope. The posters on the marquees went from blue to red to pink. Box-office action was male, raincoated. Wall-to-wall carpeting turned viscous with human lust and longing. The new gunk was easier to remove than chewing gum and spilled soda pop, but no one bothered to clean up the old picture shows no more.
What happens to hotels when people stop booking rooms? Walls, beds, windows, shower stalls, closets with extra blankets and theft-proof hangers in ‘um wait for human warmth.
Mattress springs replay the music of the past. Mirrors reflect on what they’d seen. Windows open wide in the hope that someone, somewhere will want to look in.
Outside, lonely people pass by the closed glass doors and stare at the sidewalk. Nary a furtive glance passes between ‘um.
Pairs of eyes once questioned each other.
Are you as lonely as I am? Do you want what I want? Shall we try, together?
There was a time when you could sign invented names in the register, and all you needed to get a private room was a pocketful of cash and a heart that beat hard n’ hot under your clothes.
***
Hôtel Kränepørn
Quando la gente smise di andare al cinema, le sale imputridirono. Le foto nelle bacheche fuori cangiarono da blu a rosso a rosa shocking. Il pubblico divenne quasi esclusivamente maschio, e vestiva l’impermeabile. La moquette si inviscidì di desideri repressi e/o insoddisfatti. Più facile da pulire che la gomma da masticare e le bibite gassate sbrodolate, ma tanto i vecchi cinema non li puliva più nessuno.
Cosa succede agli alberghi quando la gente smette di prenotare le suite? Le pareti, i letti, le finestre, le cabine doccia, gli armadi con dentro le coperte extra e le grucce anti-furto aspettano calore umano.
Le molle dei materassi risuonano la musica del passato. Gli specchi riflettono su ciò che hanno visto. Le finestre si spalancano, speranzose che a qualcuno verrà voglia di guardarci dentro. Fuori, persone solitarie passano accanto a porte chiuse, fissando il marciapiede. Non si guardano in faccia quando si incrociano.
Paia di occhi che una volta si interrogavano.
Ti senti solo/a quanto me? Vuoi anche tu ciò che voglio io? Ci proviamo, insieme?
C’era una volta un mondo in cui ci si poteva inventare nomi finti da scribacchiare nel registro, quando per avere una stanza privata bastavano una manciata di banconote e un cuore che batteva forte e caldo sotto i vestiti.