Suite 1666, part 2

(Note: in the previous episode, Hotel Kranepool was immersed in a sulphurous swamp of random diabolical occurrences. Nude guests demanded attention from non-guests who would’ve preferred not to have to look. The police were summoned, but the problem was beyond their jurisdiction.)

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“Don’t let her touch you,” Madame Ozmya said, and pulled the Night Porter into her room. 

“Oh? Why not?” The exhibitionistic guest in the hall was far from unattractive. 

“You’d get scorch-marks all over,” Madame Ozmya said, when the demonically possessed harpy’s voice had vanished down the stairwell. “Sounds like the coast is clear. Let’s go talk to The Man Upstairs.”

She meant the celebrity guest in Suite 1666.

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The hallway was deserted, save for shadows and ghostly moans. They rode the service elevator to the top floor. Felt like the North Pole up there. Madame Ozmya wasn’t dressed for the Arctic. She was barely dressed for Tahiti. She was barely dressed, period. Her teeth chattered, her breath showed. 

“The rest of the planet could use this sorta treatment,” she whispered. 

The numeral 1 had fallen off the door of Suite 1666. The Night Porter knocked, quietly. The man in the white suit answered. He was on the telephone. He made a ‘be with you in a minute’ gesture and stood aside. 

The view from the Suite’s windows was of a world on fire. 

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Madame Ozmya was unfazed. The Night Porter was upset. “Excuse me sir, but is that Hell out there?”

The guest in white hung up. “That’s the future. Hell is where I am, usually. It’s an endlessly dull place. Which is why I come up here every now and then.” 

“We’ve, uh, we’ve had complaints about the other guests’ behavior. Management believes they’re acting under your orders.” 

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“The only thing I ever said was, do as you will. That,” the Man in White made a sweeping gesture at the panorama, “is what you willed, I guess. The other guests here just want to have some fun while they can.” He sighed. “Can I offer you kids a drink from the Mini-Bar?”

“Take your party to another hotel,” Madame Ozmya said. 

“Oh yes ma’am,” the Man in White said. “I’ll be gone tomorrow.”

Madame Ozmya raised an eyebrow.

“I know, I know...by 11 o’clock.” The Man in White shut the door behind them.

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The hallway of the Kranepool’s top floor was still cool and quiet. The elevator ride downstairs was uneventful. The indecorous episodes ceased. Outside, yet another heat-wave poured in from the south.

Management was pleased with the way the Night Porter had handled the problem.

“Excellent work, Sparky,” the Manager named Shredni said. “Go ahead and take a fifty from petty cash. Now kindly excuse me, I must place a call to our nation’s capital.”

The Night Porter shut the door but stayed to eavesdrop.

“Yes, your most mighty excellency. We won’t have any more trouble from that bothersome entity. Not for a while, at least.”

(Note: Hotel Kranepool is not necessarily located in the United States.)

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***

Suite 1666, parte 2

(Nota: nell’ultimo episodio, Hotel Kranepool è travolto da una maleodorante ondata di avvenimenti demoniaci. Ospiti discinti si esibiscono a non-ospiti che preferirebbero non dover vedere. Interviene la polizia, ma il problema va oltre la loro giurisdizione.) 

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“Non lasciare che ti tocchi,” disse Madame Ozmya, e tirò il portiere di notte dentro la sua stanza. 

“Perché no?” L’ospite esibizionista nel corridoio non era per niente brutta.

“Ti causerebbe gravi ustioni,” disse Madame Ozmya. “Dobbiamo parlare con l’uomo all’ultimo piano.”

Voleva dire il celebre ospite nella Suite 1666.

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Quando il corridoio era di nuovo sgombro e silenzioso, andarono su nell’ascensore di servizio. 

Lassù era freddo come al polo nord. Madame Ozmya non era vestita adeguatamente. Le batterono i denti, le si vedeva il fiato.

“Queste temperature non sarebbero male per il resto del pianeta,” sussurrò lei.

Il numero uno era cascato dalla porta della Suite 1666. Il portiere di notte bussò comunque. Aprì l’uomo vestito di bianco. Era al telefono. Si scostò per farli entrare e fece un gesto per indicare che si sarebbe occupato di loro non appena finiva la conversazione.

Dalle finestre della Suite si vedeva un mondo in fiamme.

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Madame Ozmya rimase impassibile. Il portiere di notte invece era scosso. “Mi scusi signore, ma è l’inferno là fuori?”

L’ospite in bianco agganciò. “Ciò è il futuro. L’inferno è dove sto io, solitamente. È un posto infinitamente noioso. Per questo salgo quassù ogni tanto.”

“Abbiamo avuto, ehm, delle lamentele per il comportamento degli altri graditi ospiti. La Gestione crede che stiano obbedendo ai vostri ordini.”

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“Ho solo detto loro, fate come volete. Quest’altro inferno là fuori è ciò che volete, suppongo.” L’uomo in bianco fece un largo gesto verso il terrificante panorama. “L’avete combinato voi. Questi vostri ospiti si vogliono solo divertire finché possono.” Sospirò. “Posso offrirvi da bere dal MiniBar?”

“Porti le sue festività a un altro hotel,” disse Madame Ozmya.

“Oh sissignora,” disse l’uomo in bianco. “Domani effettuerò il check-out.”

Madame Ozmya inarcò un sopracciglio. 

“Lo so, lo so... prima delle undici.” L’uomo in bianco chiuse la porta dietro di loro.

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Il corridoio dell’ultimo piano del Kranepool era fresco e silenzioso. Il viaggio in ascensore era di routine. Fuori dall’albergo, arrivò dal sud l’ennesima ondata di caldo.

La Gestione era contenta del portiere di notte per come aveva risolto il problema.

“Ottimo lavoro, pupo,” disse il Manager che si chiamava Sredni. “Prenditi pure cinquanta sacchi dalla piccola cassa. E ora sparisci. Devo telefonare alla capitale.”

Il portiere di notte rimase dietro la porta per origliare.

“Certamente, vostra eccelentissima maestà. Non avremo più problemi con quell’entità molesta, almeno per un po’.”

(Nota: Hotel Kranepool non necessariamente è sito negli Stati Uniti.)

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